Monte Maggiore - Učka. Fotografato da Marisa Ciceran, 1998

Stelle alpine con vista sul mare

di Ivan Sugar

Nonostante il Monte Maggiore rappresenti già da secoli la Mecca botanica per i più eminenti studiosi mondiali e per gli amanti della natura, esso rimane non solo irresistibilmente attraente ma anche un misterioso paradiso montano, la cui vetta è senza dubbio una dei più stupendi belverdere del Mediterraneo.

Anche se l'Istria, sopratutto la sua parte centrale è cosparsa d i monticelli e colline, talvonta di oltre 400 m, la loro altezza passa inosservata perchè, da qualsiasi parte si guardi verso settentrione, si nota un'unica altura: il Monte Maggiore (Ucka) con la sua catena. Tutto il resto sembra una pianura. Il Monte Maggiore impone la sua altezza su tutta la zona circonstante, tanto che a sud il resto del territorio appare come una piastra.

Sebbene il Monte Maggiore sia molto meno alto di tanto cime delle vicine Alpi e specialmente della catena dinarica, la sua fama è antica e, a giudicare dal numero di uomini importanti che l'hanno visitato e che ne hanno scritto, è come se fosse visibile non soltanto dai dintorni, ma anche da Zagabria e da Vienna, e Budapest e da più lontano ancora. La causa di questo interesse e fama si deve alla sua posizione. Sorge direttamente dalle profondità marine elevandosi all'altezzo di 1396 m e sporge naturalmente maestoso sia che lo si guardi dalla riviera d'Abbazia o dalle più lontane plaghe dell'Istria e del Quarnero.

Ciò che distingue particolarmente il Monte Maggiore è la veduta che da esso si gode su tutti i lati. Lo notarono già nello scorso secolo i suoi primi visitatori come il professor Johannes Frischauf, dell'Università di Gradez, il quale dopo aver visitato diverse vette montuose in Austria, Italia, Croazia e nei Balcani, rilevò in particolare la bellezza del panorama che si offre dalla cima del Monte Maggiore.

Per coloro che lo scalano il miglior premio per la fatica impiegata è il bellissimo panorama del quale si gode quando si arriva in cima. Se ci si volge verso oriente, la vista che dapprima abbraccia le vette della grande Kapela, spazia poi verso sud-est, sul Velebit, le cui lontane cime appaiono ondulate afumando in brumosi contorni.

Verso sud e sud-ovest lo sguardo spazia dapprima sulla terra istriana, sui suoi villaggi, boschi, prati e talvolta oltre al mare, sino alle vette degli Appennini. A nord-ovest, scintilla il mare del golfo di Trieste, mentre a nord si profilano i grandi massicci delle Alpi con innumerevoli sommità e vette.

La veduta dal Monte Maggiore è incantevole anche se l'aria non è così trasparente come sa esserlo dopo la pioggia, quando il cielo sembra risciacquato. Talvolta appaiono perfino più belli i luoghi che sul lontano orizonte sono avvolti nell'aria tremolante dell'afa estiva. Allora i contorni reali si perdono in lontananza, forgiati e abbeliti dalla fantasia. Sembra proprio lì il mondo che desideremmo vedere a raggiungere e che, stando in cima alla torre sul Monte Maggiore, una delle più belle vedette del Mediterraneo, decideremo di visitare alla prima occasione.

Oltre che per sua posizione, per la geomorfologia e per la vista che da esso si apre sull'ambiente  circonstante, il Monte Maggiore è interessante anche dall'aspetto vegetale. È infatti conosciuto negli ambienti botanici per alcune specie di piante endemiche, che qui sono state per la prima volta descritti e di cui alcune non si trovano da nessun'altra parte.

Da qui la pleiade di botanici nostrani e stranieri, tra i quali un re europeo, che ha esplorato il Monte Maggiore per conoscere il suo mondo vegetale.

Dei botanici croati, il più conosciuto per le ricerche fatte sulla flora del Monte Maggiore, e stato Dragutin Hirc. Gli studiosi stranieri che hanno esplorato questa montagna, prevenienti specialmente dall'Austria, ma anche dall'Italia e dall'Ungheria, come pure dalla Germania, sono stati talmente tanti che sarebbe impossibile elencarli tutti. Ma probabilmente uno dei più eminenti ricercatori stranieri della flora del Monte Maggiore è stato il re sassone Federico Augusto, conosciuto come appassionato botanico.

Il 22 maggio 1838 il re intrapese col suo seguito a bordo della nave "Conte Mitrovsky", e partendo da Trieste, una spedizione botanica in Dalmazia, una delle cui mete fu il Monte Maggiore con i suoi fiori. Quella fu l'ultima impresa floristica del viaggio, terminato l'11 giugno 1838, col ritorno a Trieste.

Al seguito del re, tra gli altri, c'erano Bartolomeo Biasoletto, botanico e farmacista, natio di Dignano, in qualità di guida professionale, poi Muzio Tommasini, pure botanico, e a quel tempo anche presidente politico ed economico del Municipio di Trieste, ed il colonnello e poi bano (governatore) croato Josip Jelacic.

Purtroppo, durante la scalata, il tempo no fu favorebole alla comitiva: la pioggia, la nebbia e la bassa temperatura tolsero al re il piacere di conoscere la vegetazione del Monte Maggiore e la gioia di godere del magnifico panorama.

Stella Alpina (Leontopodium alpinum var. krasense)

Bartolomeo Biasoletto scrisse un libro su quel viaggio, che venne pubblicato nel 1841. (Biasoletto B. 1841: Relazione del viaggio fatto nella primavera dell'anno 1838 dalla Maestà del re Federico Augusto di Sassonia nell'Istria e nella Dalmazia).

L'avvenimento venne ripreso anche nella Daniza illirica, nel 1838, in due puntate.

Anche se il Monte Maggiore s'innalza direttamente dal mare, l'alito mediterraneo, che dona a questo ambiente un senso di mitezza, si perde evidentemente giù a bassa quota. Lo si nota da un albero tipico per le zone fredde, che cresce già a 600 m sul suo versante orientale, ossia il faggio. E che la vetta dal Monte Maggiore che "guarda" sempre verso l'Adriatico, quindi verso la zona calda del mare Mediterraneo, faccia tuttavia parte dell'ambiente montano con tutte le caratteristiche di clima rigido, lo dimostra anche la presenza di un'importante specie di pianta alpestre: la stella alpina (Leontopodium alpinum var. krasense).

Questa specie è stata segnalata solo di recente suI Monte Maggiore. Molti la cercavano da tempo senza avere avuto la fortuna di trovarla. Ed ecco qui, per così dire alla portata del mare caldo, un rappresentante della famiglia delle stelle alpine, particolarmente diffuse nei remoti spazi asiatici, che ha trovato sulle pietre del Monte Maggiore sufficiente umidità e rigore climatico per sopravvivere e resistere attraverso i secoli. È importante sapere che questa non e la stella alpina che troviamo sulle Alpi, ma una specie specifica della catena dinarica. Perciò é chiamata stella alpina carsica.

Ma la stella alpina non è l'unica testimone della flora montana del Monte Maggiore. Ce ne sono molte altre, ma citero solamente un fiore poco appariscente pero ben rappresentato sulla sua vetta.

Campanella Istriana. Foto da: Loris Dilena e Giuseppe Jurzi, Fiori dell'Istria, MGS Press (Trieste, 1998)

 

È una sorta di codino (Sesleria juncifolia, S. tenuifolia), una specie di erba dalle foglie pelose e spinose. Forma un cespuglio lussureggiante dalle radici scarmigliate, e si incontra pure su vari monti della Ciceria, per es. sullo Zbevnica, ma anche sulle colline dell'Albonese esposte alle ventate gelide della bora, ed altrove.

SuI Monte Maggiore cresce anche una specie endemica di crespino, il crespino croato (Barberis croatica), che si credeva appartenesse alla stessa specie che cresce sui pendii del vulcano Etna in Sicilia, e perciò il botanico ungherese Borbas l'ha descritto col nome di crespino dell'Etna (B. Aetensis). Di recente è stato constatato che si tratta invece di una specie endemica dei monti dinarici, perciò le è stato dato il nome di crespino croato.

La posizione specifica del Monte Maggiore, il suo isolamento rispetto agli altri massicci montani, hanno evidentemente contribuito a mantenere e sviluppare singolari specie vegetali in questo territorio. Ciò e confermato anche da tre specie endemiche di campanelle (Campanula), delle quali due sono esclusive del Monte Maggiore - la Campanula tommasiana e la C. justiniana, presenti solo qui - mentre la terza specie, la campanella istriana (C. istriaca) e più diffusa e presente dalla cima del monte sino a sud, alla cittadina di Fianona. Se attraversate la stupenda, diroccata e semiabbandonata cittadina di Fianona, soffermatevi,  specialmente verso la fine di giugno o nei primi giorni di luglio, sotto le mura e le casette a settentrione e trattenete lo sguardo sugli enormi cespugli dalle foglie verde cupo, che pur uscendo da piccole fessure del muro, crescono rigogliosi come se spuntassero dalla più fertile terra.

Si tratta della campanella istriana che ama starsene fra la gente di Fianona ornando le mura esterne delle sue abitazioni con una moltitudine di fiori blu.

Osservate questa magnifica pianta e salvaguradatela per tutti coloro che verranno in questo luogo di pellegrinaggio botanico, nella cittadina istriana di Fianona. Io stesso vi portai quattro anni fa una comitiva di botanici dell'Università di Losanna.

Se saliamo sul Monte Maggiore a piedi invece che con l'automobile, la nostra fatica sarà premiata dal piacere dell'incontro con molte specie di piante, alcune delle quali si coltivano anche in orti e giardini, sicché le consideriamo piante addomesticate, portate da Dio sa dove, non sospettando che crescono spontaneamente proprio qui, vicino a noi su Monte Maggiore.

Campanula istriana (Stelle di Fianona)

Se ci arrampichiamo per quei ripidi pendii che si protendono a sud-ovest del Poklon, e se ciò avviene a giugno o luglio, c'imbatteremo nella peonia (Paeonia) dalla sfarzosa infiorescenza con al centro una miriade di stami, gialli come l'oro, circondati da grandi petali color rosso porpora.

Peonie ce ne sono molte anche nei boschetti attorno a Mune in Ciceria o sulla cima della Plisevica al di sopra del paesino di Lipa, oltre che sui pendii del Monte Maggiore.

Ma la bellezza e l'appariscenza dei fiori ne hanno causato il diradamento perchè i visitatori delle vicini cittadine, mossi dall'umano istinto al possesso, li colgo, no scriteriatamente.

Peonia Narciso

Sui prati nei pressi del paese di Vela Ucka, ai piedi dei boschi di faggio, una moltitudine di narcisi (Narcissus radiiflorus) che fioriscono in giugno e luglio, rallegra la vista. Un po' più in basso, lungo la strada che scende ripida dal Poklon verso Vranje, nel mese di luglio, ci attirera la stuzzichella (Stipa) con suoi grandi ondeggianti cardi, belli come le piume del l'uccello del paradiso (paradisea), portata, forse dal vento, sui nostri prati secchi dalle lontane steppe russe ed asiatiche.

Dalle lontane steppe russe ed asiatiche ci è giunta anche un'altra specie di pianta: il carice (Carex humulis). Questa pianta si è adattata nelle nostre zone en trando nella compagine vegetale dei secchi pascoli montani del Monte Maggiore, della Ciceria e di tutta la catena dinarica. È una pianta piccola, poco appariscente, dalle foglie che sembrano erba. Le punte delle fogli sono di color rosso ruggine e donano un tono rossastro ai rocciosi pascoli dinarici.

Se uno studioso russo di botanica venisse dalla Siberia occidentale sul Monte Maggiore, esprimerebbe lo stesso stupore che ognuno noi prova incontrando in luoghi lontani un conoscente: "Dio, com'e piccolo il mondo! Questo è lo stesso carice che cresce da noi, nella Siberia occidentale."

Le vie di diffusione delle piante e della vita son intricate, di ogni specie vegetale come di ogni uomo si potrebbero raccontare storie interessanti. Comunqu bisogna innanzitutto conoscere la vita individuale di ogni essere e solo allora comporne un "racconto".

Delle centinaia di specie che coprono i versanti del Monte Maggiore, questa volta ne abbiamo elencate solamente alcune, considerandole singolarmente e aliena te dal complesso di boschi, prati, pascoli, rocce, ecc. in cui prosperano.

Naturalmente sulla vegetazione del Monte Maggiore si possono scrivere molti altri articoli, specialmente dal'ottica dell'ambiente nel quale le piante crescono e si realizzano, in ogni senso. Ma di ciò diremo forse un'altra volta.

Vedi anche: Leggenda svizzera: Come nacquero le stelle alpine

Tratto da:

  • Ivan Sugar (fotografie di Sergio Gobbo e Ivan Sugar), "Stelle alpine con vista sul mare". Jurina i Franina, Rivista di varia cultura istriana, n. 51, estate-autunno 1992, editore Libar od Grozda - Pula, p. 48-53. All © Copyrights reserved.
  • Campanula istriana (Stelle di Fianona) - courtesy of Franco G. Aitala

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Created: Monday, September 11, 2000. Last updated:Tuesday December 28, 2021
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