de Castro - Castro
[Tratto da: Marino Bonifacio, Cognomi
del comune di Pirano, in "Lasa Pur Dir", n. 11, Edizioni Il
Trillo, Pirano, 1996, pp. 67-82.]
A quanto indicatoci chiaramente dai
documenti, il cognome de Castro o Castro è il più antico di Pirano
poiché ad esempio già nel patto di pace e d'amicizia siglato a
Rialto il 12/3/933 (CDI) tra il doge Pietro II Candiano di Venezia e
le più prestigiose città istriane costiere di allora (Trieste,
Muggia, Capodistria, Pirano, Cittanova, Parenzo e Pola), tra i sei
rappresentanti di Pirano individuiamo un Venerio de Augusto de
Castro Pirano ossia Venerio di Augusto del Castello di Pirano.
Come è ben noto agli storici, nel
secolo X, prima che si affermasse un vero e proprio feudalesimo in
Istria, gli abitanti di una "terra" o "castello", qual era
precisamente Pirano, erano divisi in
maiores e minores o plebs (cui si aggiungevano i
mediocres, ad esempio a Capodistria e Trieste, che avevano il rango
di città in quanto sedi vescovili), formanti un embrione di Comune.
Ebbene, il predetto Venerio de Castro Pirano, qui nato verso l'anno
890 d. C., appartenente appunto alla classe superiore dei maiores
(comprendente i funzionari pubblici ossia i magistrati - cfr. de
Franceschi 1924, p. XXVIII), e impersonante la massima autorità del
"castrum", che firma e rappresenta propriamente il castello di
Pirano in data 12/3/933, assieme ad altri cinque firmatari piranesi
che lo seguono - i quali non sono nient'altro che scabini come poi
vedremo chiaramente - è ritenuto il capostipite da cui discendono i
de Castro o Castro di Pirano, incluso il professor Diego de Castro.
E un discendente del detto Venerio de Augusto de Castro Pirano del
12/3/933 è senz'altro il Venerius Scavinus de Castro Pirani del
5/10/991 (CDI), da cui appare che Venerio de Castello di Pirano sia
scavino, che vale per scabino cioè giudice.
Riguardo appunto il castello di
Pirano, Morteani (1886, p.9 e p. 10 note 11,12,13) rileva che sotto
i conti di Baviera e Carinzia (952-1037), Pirano fu vincolata
maggiormente al sistema feudale con l'erezione in faccia al duomo
del castello, che non risale però alla seconda metà del secolo X,
come detto dal Kandler, bensì a più di un secolo prima, poiché -
osserviamo - esso esisteva già nel 933, come visto. Secondo Morteani
(1886, cit., p. 10) in tale castello risiedeva il burgravio (poi
sostituito dal podestà dal 1192 in poi), "prefectus urbis", carica
baronale soggetta al potere militare e giuridico e riscuoteva i
pubblici proventi. Maggiori delucidazioni in proposito le riceviamo
peraltro da de Franceschi (1924, pp. XVIII-XXI e note relative) il
quale precisa come i locopositi e gli scabini che figurano a capo
delle città istriane nei secoli X-XII, avessero la duplice funzione
di ufficiali pubblici del marchese o del conte (il quale li
convocava periodicamente nei placiti generali ed esercitare la
giudicatura maggiore), e di rappresentanti delle singole città, ove
esercitavano la giudicatura minore, funzione durata sino al sorgere
dei comuni e dei due organismi autonomi del consolato popolare e
della gastaldia signorile. Gli scabini venivano eletti tra i
maggiorenni delle città. Di cui diventavano poi in casi speciali -
come appunto nel detto trattato di pace con Venezia del 12/3/933 - i
veri rappresentanti politici, naturalmente sotto il primato e la
guida del marchese. Inoltre, i locopositi, detti anche
vicecomites, che erano i veri governatori delle città e
castella istriane, venivano scelti quasi sempre tra gli scabini, i
quali appartenevano alla classe indigena dei vicini maiores,
e dovevano essere onesti, istruiti nelle leggi e nelle consuetudini
locali e proprietari indipendenti.
De Franceschi (1924, pp. XVIII-XIX)
sottolinea perdipiù il fatto notevole come nel secolo X il castello
di Pirano avesse raggiunto una certa importanza, siccome sia nella
pace del marchese d'Istria Vintero con Venezia del 12/3/933 che nel
placito del conte Variento del 5/10/991, esso castello appaia
accanto alle città vescovili, rappresentato come queste da un
Collegio di scabini, i quali come già visto erano sei il 12/3/933,
il primo dei quali era in realtà anche un locoposito e quindi
sottinteso primo cittadino di Pirano (gli altri 5 scabini erano
Felis scavinus filii Ravenni de Piriano, Andreas, Justulago,
Crissus, Ansaldus), riferendoci al precitato Venerio de
Augusto de Castro Pirano, il cui figlio o nipote Venerius
Scavinus de Castro Pirani si palesa poi appunto il 5/10/991,
come già notato pure in antecedenza.
Continuando, lo stesso de Franceschi
( 1924, pp. XVII, nota 1), ci informa ancora che nell'anno 1064 un
certo Artuico di Pirano, locoposito o gastaldo, donò la propria
possessione di Castelvenere - importante per la sua forte posizione
in cima a un dirupo sul fianco sinistro del fiume Dragogna e della
valle di Sicciole - insieme alla moglie Bona, al margravio d'Istria
Ulrico I, e nel 1102 il costui figlio omonimo la assegnò con altri
suoi beni allodiali al patriarca d'Aquileia Ulrico degli Eppenstein,
che era legato da personale amicizia a Enrico IV di Germania sin
dall'anno 1085 (AMSI 10°, p. 459, a. 1894). Tale donazione è
segnalata in precedenza anche dal dottor Bernardo Benussi nel suo
lavoro Nel Medio Evo. Pagine di storia istriana (capitolo
III, su AMSI 11°, p. 123, a. 1895, ove egli cita pure l'antecedente
donazione del 31/7/1064 in cui era stato l'imperatore Enrico IV a
donare al margravio Ulrico I venti mansi reali in alcune ville e
castella istriane, per i fedeli servigi da lui prestati nella guerra
con l'Ungheria), che però indica il suddetto donatore piranese - con
maggiore precisione - quale Artuico de castro Pyranensi. Infatti,
Giovanni Maria De Rubeis in Monuments Ecclesiae Aquilejensis
(p. 535, a. 1740), registra un Artuicus de Castro Pyranensi
che con la moglie Bona dona Castelvenere a Ulrico marchese d'Istria
nell'anno XIV del Magnifico Re Enrico, cioè nel 1064, essendo costui
nato nel 1050.
Peraltro, il primo e il solo che si
sia accorto che il citato Artuico piranese del 1064 avesse a che
fare col casato dei de Castro, è stato Alisi (1971, p.16) il quale
definisce interessante la donazione di Castelvenere da parte di
Artuico "de Castro Pyranensi" e di sua moglie Bona, al margravio
tedesco Ulrico I, poiché questa è la più antica notizia di quella
famiglia "dal castello di Pirano", che sembra ne avesse la custodia,
e nei secoli successivi conservò tale designazione quale cognome "de
Castro".
Pirano ebbe dunque il titolo di
castrum, ossia di luogo fortificato con rango intermedio tra
vicus e civitas, e la sua rocca primitiva o castello o
maniero - che serviva di rifugio e protezione ai piranesi contro le
incursioni nemiche, specialmente marittime dei Croati, Narentani e
Saraceni infestanti nel IX e X secolo le coste adriatiche - comprese
nella sua cerchia anche la chiesa pievanale dedicata a San Giorgio.
Dopo l'erezione a Pirano nel XIII secolo di due cinta di mura (la
terza più avanzata cortina muraria, ossia quella di San Nicolò, a
tutt'oggi esistente, risale a metà del '400), e la distruzione
dell'antico fortilizio, più tardi (nel 1360-70), durante le guerre
tra Venezia e Genova, al suo posto fu costruito, assieme ad altre
opere fortificatorie, un nuovo castello - detto di San Zorzi cioè di
San Giorgio - che esisteva ancora nel 1483, anno in cui fu visto dal
grande diarista veneziano Marin Sanuto (de Franceschi, 1924, pp.
XV-XVI) cioè Marin Sanudo, dal che se ne deduce che esso castello
sia stato demolito nel corso del '500. Prima di proseguire è inoltre
utile precisare che, sotto il titolo di Castrum Pirani (Castello di
Pirano), dal X al XII secolo si comprese tutta la cittadina. Dal
principio del 1200 invece, solo la parte più alta, cinta di mura, si
chiamò Castro - Castello - includente appunto il castello e la
chiesa parrocchiale col battistero.
Proseguendo nella trattazione.
Bisogna avvertire che dopo il citato
Artuicus de Castro Pyranensi del 1064, le attestazioni della
famiglia e del cognome - perlopiù nelle forme Castro e Casto -
beninteso per carenza di documenti, compaiono appena oltre un secolo
dopo, prima però a Capodistria che a Pirano e sotto forma di
semplice nome personale all'inizio, il che comprova comunque che il
casato sia continuato e che un ramo dei de Castro piranesi si sia
stabilito nella città di San Nazario fin dal secolo XII, anche se il
cognome si presenta effettivamente solo verso la fine del 1100, e
appare fissato chiaramente dalla prima metà del 1200. Da dire
inoltre che tra le varianti del cognome-base Castro, De
Felice (1978, p. 98) non registra Castro bensì Lo Casto
(=Dello Casto, cognome sottinteso meridionale), cioè Casto,
che quindi sarebbe una forma ridotta di Castro. Peraltro -
notiamo - che è possibile che la forma Casto, almeno in
Istria, sia dovuta talvolta ad incrocio di Castro con
Castus, presente già nelle iscrizioni d'epoca romana come nome a
Parenzo e Pola, e come cognome ad Aquileia, nel Veneto, a Cremona,
in Dalmazia, nella Dacia, nella Pannonia e nel Norico (cfr. Livia
Zanmarchi de' Savorgnani, Appunti sull'onomastica antica
dell'Istria, Venezia, 1964, Estratto degli "Atti dell'Istituto
Veneto di scienze, lettere ed arti", anno accademico 1963-64 - tomo
CXXII, p. 249). Citando qualche Casto più vicino a noi, nel novembre
del 579 (CDI) troviamo a Grado un Castus presbyter, il 15/9/1314
(CDI) a Trieste un Praesbitero Casto Canonico Muglae, il
19/5/1336 (cit.) a Muggia Castus filius Dominii Firmapacis
Vicedominus, e il 23/6/1343 (CP II p.307) a Pirano Castus
Dominici Zaneti (Casto di Domenico Zanetto), scritto anche
Caste nel corso del medesimo documento. E pure nel nobile casato
Capitani di Pola abbiamo nel 1370 un Franciscus quondam Carstoli
(AMSI 68°, a. 1968, p.64), la cui moglie vedova appare il 27/12/1391
come domina Maria uxor qm. Ser Francisci olim Ser Casti
assieme al figlio Ser Casto Notario qm. Ser Francisci (AMSI
55°, a. 1954, p. 77), detto nel 1400 (cit. p. 60) Casto del fu
ser Francesco de' Capitani, e Ser Chastolus de Capitaneis
nel 1403 (AMSI 23°, a. 1908, p. 362), data in cui vediamo a Pola
altresì Ux. Olim ser Antonii Castroni (cit. p. 363) cioè la
moglie del fu ser Antonio Castrone.
Per quanto concerne l'altra citata
variante di Castro - Carsto - oltre che essere sottinteso metatesi
di Castro, essa puó essere sorta anche per assonanza con Carso,
tanto che addirittura il 27/9/1429 (AMSI 11°, a 1895, p. 199)
captiamo a Capodistria un
Pascolo de Castro che invece di un Pascolo de Carsto cioé
de Castro sembrerebbe essere un pascolo del Carso, ricordando che
nella stessa data (cit., p. 198 e p. 201) è testimoniato a
Capodistria pure un altro componente dei de Castro capodistriani
chiamato Christofal de Casto o Cristofallo de Casto. Quali esempi di
confronto si vedano tre documenti friulani, in due dei quali Carsto
vale per Carso, mentre nel terzo documento Casto = Carso. Cosí, il
7/2/1246 (AT 12°, N.S., a. 1886, p. 5) rileviamo ad Aquileia che gli
usurpatori dei beni dell'abate Vecello di Beligna erano tre: i
signori di Duino gli usurpavano le possessioni della chiesa di S.
Johannis de Carsto (di San Giovanni del Carso), domino Bregogna
gli usurpava le decime della villa de Sub Carsto (della villa di
Sotto il Carso), mentre altri beni nella chiesa di Melereto (oggi
Mereto di Capitolo perché soggetto al Capitolo della chiesa
d'Aquileia) erano usurpati da D. Stephano de Castro novo cioé
da domino Stefano di Castelnuovo, che si trova sul Carso in Istria.
Tale localitá di Castelnuovo del Carso viene menzionata di nuovo in
una carta piú tarda, redatta a Treviso il 20/10/1323 (AT 13°, a.
1887, pp. 395-396), in cui Enrico conte di Gorizia impegna ai
fratelli Leonardo e Lorenzo de Novo Castro super Charstis (=
di Castelnuovo sul Carso), due ville super Charstis ossia due
ville sul Carso. E ancora, in un atto di Cividale del 24/11/1261
(AMSI 9°, a. 1893, p. 71), in una controversia tra il patriarca
d'Aquileia Enrico di Strassoldo e Ulrico duca di Carinzia, si parla
dei boschi in Carsto et Foroiulli (= nel Carso e Friuli), e
Ulrico viene indicato pure come d. Ulricum ducem de Casto cioé
domino Ulrico duca del Carso. Si tratta in effetti di Ulrico III
duca di Carinzia e signore della Carniola, nonché dell'Istria e del
Carso, come appare da un'antecedente carta del novembre 1260 (CDI),
in cui - a quanto si nota dall'espressione nec non Istriae et
Karsti - il toponimo Carso viene presentato nella forma
germanizzante Karsto (Carso si dice infatti Karst in
tedesco), per cui ne deduciamo che tutte le forme nominali e
cognominali Carsto per Castro finora registrate e che registriamo in
avanti, come giá detto, oltre che per metatesi e assonanza con
Carso, si debbano anche ad influsso e incrocio col tedesco Karst
"Carso". Si veda pure la frase in contractis Fori Julii, super
Charstis, et Istria il 18/5/1328 (CDI), mentre in merito alla
precitata chiesa di S. Johannis de Carsto (San Giovanni del Carso)
dei 7/2/1246, essa compare nel gennaio 1314 (CDI) come ecclesia
Sancti.Joannis de Carsis, di cui era pievano domino Ulrico il
28/9/1344 (cit.).
Ritornando al precitato Artuicus
de Castro Pyranensi del 1064 e ai continuatori capodistriani
della sua linea, un suo pronipote compare come teste nel doc.
16/1/1173 (CP I, p. 4), in cui Bernardo vescovo di Capodistria e
Trieste dona al pievano e alla Chiesa di Pirano i quartesi delle
decime di Castelvenere - ed é Carsto
- il quale ricompare come Carsto de Giustinopoli (Castro di
Giustinopoli) nel doc. 20/5/1212 (cit., p. 95), quando Volfgero (o
Volchero) patriarca d'Aquileia e marchese d'Istria e della Carniola
gli assegna il feudo di Castignolo nel territorio di Pirano, e fa
riconoscere e determinare i confini tra i comuni di Pirano e Isola.
Come risulta dall'atto, la linea di questi confini tra l'altro,
passando sul cocuzzolo di mezzo di Albuzzano, costeggia il piano di
Cellola fino al piano di Grivano, e da qui svolta sino a giungere
vicino al piano di Castignolo, lasciando verso Pirano reddidum
illorum de Carsto cioé la tenuta dei de Carsto. Ció significa
che il feudo di Castignolo, pur essendo proprietá privata dei de
Carsto di Capodistria, geograficamente rimaneva sempre incluso nel
territorio di Pirano, di cui era parte integrante.
Il riferito Carsto del
16/1/1173 detto Carsto de Iustinopoli il 20/5/1212 (il cui
fratello Wodorlico de Carsto
documentato il 9/1/1189 nell'Archivio della Cattedrale di
Capodistria non ebbe successori), generó almeno tre figli, il primo
dei quali - Albericus de Carsto - lo individuiamo quale uno
dei tre consoli Capodistriani a Cividale i1 3/6/1239 (AMSI 8°, a.
1892, p. 44), mentre il secondo fratello Facina de Casto lo
cogliamo a Capodistria i1 30/8/1254 (AMSI 9°, a. 1893, p. 70), e
ancora come domino Facina de Castro il 7/7/1255 (CP I, p.
123), quale domino Facina de Carsto 1'1/3/1263 (cit., p.
151), e nuovamente in veste di domino Facina de Casto il 22/
9/1264 (cit., pp. 161-162), nel quale documento compare anche il di
lui figlio Gualengo o Valengo. Quanto al terzo fratello, si tratta
di Mirsa o Mirxa o Mirso (o Miriza), riduzione di Mirissa o Mirizza
o Mirisso, personale maschile medioevale istriano e triestino (ad
esempio nel CP I, p. 99, vediamo il 18/12/1222 a Pirano una Flos
uxor uxnr Mirse cioé Fiore moglie di Mirsa), che è un derivato e
alterato di Miro (risalente al nome augurale latino Mirus o
Mira, da mirus "ammirevole, degno di ammirazione" -
cfr. il nome Miro in De Felice 1986, pp. 266-267),
incrociatosi talvolta con Merigo (=Amerigo o Almerigo) o
Marigo o Mirigo, che ha dato origine al casato triestino
e muggesano dei Mirissa o Merissa o Mirizzo o Mirizio, documentato a
Trieste con un Dominicum Mirizo o D. Miriz giá il
26/10/1202 (CDI) e nello stesso giorno (cit.) a Muggia con un
Dominicum de marigo o D. Miris.
I suddetti tre fratelli ebbero a loro
volta discendenti, ad iniziare da Mirsa il cui figlio Carstus de
Miriza lo riscontriamo a Cividale il 24/2/1275 (CDI), e quindi a
Capodistria come domino Casto de Mirxa il (CP 1, p. 214),
quale dominum Castum de Mirsa il 19/10/1285 (cit. pp.
249-250), e in qualitá di
dominus Gastrus Mirsus Iustinopolitanus l'8/8/1290 (cit., p.
267), data in cui egli é proprietario di una vigna nella valle di
Sicciole. Carsto o Casso o Castro procreó almeno tre figli
che troviamo ad Aquileia il 4/7/1331 (AT 13°, a. 1887, p. 407), ove
infatti oltre a D. Franciscus fillus q. Casti de Mirxa de
Justinopoli ci sono anche i suoi due fratelli minori Paolo e
Bernardo, e in cui viene nominato pure un loro defunto parente -
ossia il quondam D. Petrus de Casto da Justinopuli -
probabilmente fratello di loro padre, il quale Pietro era ancora
vivo il 4/4/1310 (AMSI 45°, a. 1933, p. 116), data in cui egli si
palesa quale Pietro da Casto. Perdipiú, i tre fratelli de
Castro - Francesco, Paolo e Bernardo - sono presenti pure in alcuni
strumenti del CP II, a cominciare dal 29/8/1321 con domino
Francisco de Castro di Iustinopoli, fino al 27/4/1350 con ser
Paulo de Casto, che rivediamo ancora come Paolo di Casto
il 14/2/1358 e quale Paulus de Castro il 2/6/1359 (AMSl 4°,
a. 1887, p. 134 e p. 136). In realtá, i detti tre fratelli de Castro
appaiono nel CP II (ove si vedano gli atti del 26/4/1325, 18/5/1325,
17/7/1326, 29/8/1333, 3/7/1334 e 31/8/1334, poiché nel 1325 insorse
una causa per i confini della villa di Castignolo tra i possessori
di questa - ossia appunto i tre pluricitati fratelli capodistriani
de Casto o de Castro - e il comune di Pirano, il quale infine, dopo
oltre nove anni di contrasti, in data 31/8/1334 riconobbe pienamente
per l'avvenire i loro possedimenti di Castignolo.
Ricollegandoci ora ai due precitati
fratelli di Mirsa - Alberico e Facina (=Facino cioé Bonifacino) -
come giá espresso anch'essi ebbero figli e discendenti, e un figlio
di Facina - ossia Walengo filodomini Facine de Casto - lo
abbiamo giá visto il 22/9/1264 (CP I, p. 161), in cui figlio
potrebbe essere a sua volta il
Mengossius de Chaste de Justinopoli, che reperiamo a Gorizia il
25/11/1292 (AT 12°, a. 1886, p.75). In merito invece ad Alberico, un
suo figlio o nipote puó essere 1' Alberico quondam domini
Alberici de Casto dell'1/4/1309 (CP II, p. 70), che compare come
Albericus de Casto militis il 21/4/1320 (Archivio della
Cattedrale di Capodistria), il cui figlio Bernardus filius
Alberici de Casto de Iustinopoli notario é stesore di un atto in
data 4/1/1321, come viene spiegato il 14/10/1325 (CP Il, p. 132). Ai
detti componenti vi aggiungiamo Fiorito e Bernardo del fu
Manfredino de Casto menzionati il 28/8/1377, data in cui Venezia
accorda a Fiorito di succedere al defunto padre nell'ufficio di uno
dei 4 giustizieri di Capodistria. A sua volta Manfredino aveva
ottenuto tale ufficio per i meriti del fratello Alberigucero, morto
nella guerra di Candia (si tratta in effetti della ribellione nel
1364 dei Candia a Venezia, che dovette intervenire - n.d.r.) come
connestabile di fanteria, e anche perché potesse mantenere i due
figli di Alberigucero (poi morto) e una femmina (AMSI 5°, a. 1889,
p. 68). E si veda pure Giacomo de Casto che era giudice di
Capodistria nel 1364 ( de Totto, 1939, p. 31).
Pertanto, i de Castro o de Carsto o
de Casto di Capodistria ebbero continuatori nel '200, '300 e '400
(in proposito si vedano ad esempio il 27/ 9/1429 i citati Pascol
de Carsso e Christofal o Cristofallo de Casto), e anche nei
secoli successivi (ad esempio nel libro di Antonio e Luigi Deluisa,
Le chiese di Strassoldo e altre notizie, p. 65, Strassoldo 1985,
tra i sacerdoti presenti a Strassoldo dal 1322 in poi, nel 1526
rileviamo un P. Pietro de Casto di Giustinopoli cioé di
Capodistria; mentre il 15/7/1548 un Giovanni del fu Giovanni de
Castro di Capodistria venne investito dal doge Donato del feudo
di San Giovanni della Corneta assieme a tre fratelli Verzi
capodistriani - cfr. Monumenti del Nobile Consiglio di
Capodistria, p. 10, Venezia 1770), ma non fino ad oggi, in
quanto giá nel '600 essi vennero decimati dalla peste nel 1630-31 e
da altre morti avvenute tra il 1641 e il 1671. Sopravvivevano
comunque ancora nel '700, ma l'ultimo componente maschio della
famiglia non é stato don Pietro de Castro pievano di Lonche nel
maggio 1766 - secondo quanto già detto - bensì, come risulta ora
dalle nostre ultime ricerche, il 20/10/1797 era ancora vivo a
Capodistria tale Stefano Casto (AMSI 70°, a. p. 192, nota 1),
e il 13/5/1800 era vivente pure Benedetto Casto
(cit. p. 194). Avvertiamo nel contempo come - per il fenomeno
curioso il quale andrebbe studiato) che nel corso del tempo a
Capodistria diverse famiglie abbiano lasciato i loro antichi cognomi
assumendone altri - ma parte dei de Castro o de Casto capodistriani
siano pure scomparsi perchè diventati Lonzar (cosí chiamati sembra
da una lonza assunta per emblema), un cui ramo soprannominato ancor
oggi Casto (=Castro) ci ricorda appunto l'omonimo cognome di cui é
in parte continuatore.
Per la detta questione e per maggiori
particolari sui de Castro di Capodistria rinvio al mio studio
Cognomi piranesi: de Castro-Castro, su "La Voce" N. 24 di
sett.-ott. 1985, pp. 4-5-6, e inoltre per l'origine e la storia
completa di tale casato, si veda sempre 1'appena citata mia ricerca
apparsa in tre puntate su La Voce N. 24 di sett.-ott.1985, pp. 3-6,
N. 25 di nov. 1985, pp. 5-6, e N. 26 di dic. 1985, pp. 7-8, nel
quale lavoro semiscientifico, ci sono sottintese non poche cose da
rivedere oggi, a distanza di oltre dieci anni, date le mie migliori
conoscenze nell'onomastica cognominale rispetto ad allora. Grazie ad
esse infatti, in questa sede posso presentare l'origine
storico-etimologica del cognome piranese e capodistriano de Castro
in veste veramente scientifica.
Passando adesso ai de Castro o Castro
propriamente residenti a Pirano dopo il piú volte citato Artuicus
de Castro Pyranensi
del 1064, il primo o meglio i primi suoi discendenti che incontriamo
nelle carte piranesi sono del 24/4/1422, data in cui ser Nicoló del
Bello di Pirano viene investito dal vescovo di Capodistria Geremia
Pola della decima d'una casa edificata da poco dallo stesso Nicoló a
Pirano in Porta Campo (si tratta della palazzina in stile gotico
veneziano esistente ancor oggi a Pirano in Piazza Tartini all'angolo
della Carrara Grande), posta oltreché vicino alla casetta di ser
Antonio del fu ser Zarotto Vidali e vicino la strada pubblica a pure
apud domum uxoris et heredum Casti de Caste (Marsich 1895, p.
40), cioé presso la casa della moglie e degli eredi di Casto, il
quale quindi essendo nel 1422 giá defunto, poteva essere nato Pirano
intorno al 1340-50.
Osserviamo perció - parimenti a
Capodistria - anche a Pirano l'uso dell'originario toponimo
Castro (=Castello) non solo in funzione di cognome ma anche di
nome, e da qui cogliamo l'occasione per avvertire ancora che tra il
'200 e il '300 é esistito in Istria pure un nome composto
Carstermano o Carstermanno o Carsermanno - detto anche Carso in
forma abbreviata - ove la seconda parte manno poteva continuare il
nome germanico Manno (da mann "uomo") oppure il nome romanzo
Magno e latino Magnus dal latino magnus "grande" (cfr. i
cognomi Magni, Manni e Mannu in De Felice 1978). Cosí, il 20/8/1256
(CDI) Dominus Carstermanus
era podestá di Montona (oltre che barone del castello di
Pietrapelosa), presente poi a Cividale il 14/8/1274 (CDI) come
Carsemannum, mentre il penultimo febbraio del 1305 (CDI)
registriamo un Carstemanno Capitaneo Pissyni (Carstemanno
Capítano di Pisino) che si identifica col Nob. viro Carse filio
quondarm Domini Radulfi de Pisino testimoniato ad Albona il
10/10/1338 (CDl).
Rientrando nell'argomento principale,
dopo il predetto Casto
di Pirano del 24/4/1422, dei cui figli e moglie non viene però fatto
il nome, il 28/3/1476 (AMSI III, pp. 390-391, a. 1887) abbiamo un
Michilel de Castro (la cui moglie donna Margherita nella detta
data fa testamento nella chiesetta di Sancta Maria in Carsse,
da cui deriva la località oggi detta Madonna del Carso, sotto
Salvore), che ricompare l'1/6/1476 (cit. p. 392), mentre il di
lui figlio Andrea Finel de Castro si palesa il 19/10/1489 (cit.,
p. 394). II citato Michilel de Castro è sottinteso un
discendente diretto o indiretto (cioé figlio o nipote oppure cugino
di vario grado del predetto Casto de Casto defunto in data
24/4/1422, e un altro successore é pure l'Almerico de Casto
ambasciatore a Venezia assieme a Balsamino de Preto (Dapretto),
presente come questo in una ducale del 16/10/1483 (cfr. Lettere
ducali a Pirano - Catalogo della mostra dell' Archivio regionale di
Capodistria, Quaderno 5, p. 14, Capodistria 1978). II 5/11/1483
i detti due oratori (=ambasciatori) della comunitá di Pirano
Juris Doctorum Dominum Dalsenminum de Pretho et prudentem Virum
Almericum de Castro (domino Balsamino Dapretto dottore in legge
e il saggio uomo Almerico de Castro), vennero inviati nuovamente a
Venezia per chiedere al doge Giovanni Mocenigo che fosse redatta una
copia moderna della vecchia dedizione di Pirano a Venezia del
26/1/1283 poichè non riuscivano piú a comprenderne il contenuto
(cfr. Per li L.L. C.C. popolari di Pirano, p. 3, Venezia
1792, e il CDI in data 5/11/1483. Supponendo che il citato
ambasciatore piranese Almerico de Castro nel 1483 fosse
cinquantenne, e quindi nato nel 1433, il di lui figlio - nato verso
il 1460 - doveva essere giá defunto il 2/2/1549, data in cui infatti
compare il nipote omonimo Almaricus qm. Ser Dominici de Castro
- (Morteani 1886, p. 171), mentre messer Domenengo de Castro il
vecchio (sottinteso almeno novantenne) che incontriamo assieme
al figlio Ottavian de Castro sempre il 2/2/1549 (cit., p.
167) é un componente omonimo di un altro ramo del casato, e un altro
parente é pure Nicolaus de Castro sposato con Domina Lucia
dicta de Zor-zi del Vescovo (cit., p. 170), la quale Lucia del
Vescovo (figlia di Zorzi) é rovignese come indicatoci dal cognome,
che oggi continua quale Devescovi oltreché a Rovigno pure a Trieste
e altrove.
É necessario peraltro avvertire che
nessuno dei sunnominati personaggi ebbe discendenti prosecutori
della stirpe dei de Castro di Pirano, i quali invece sono continuati
fino ad oggi soltanto tramite un fratello (o al limite cugino) del
precitato ambasciatore Almerico de Castro del 5/11/ 1483 - Ottaviano
nato nel 1430 - la cui moglie, di cui ignoriamo il nome, ha dato tre
maschi, dal primogenito dei quali, Giovanni Battista nato nel 1473,
discendono tutti i de Castro e Castro di ceppo piranese esistenti ai
nostri giorni, compreso sottinteso pure l'arcinoto professor Diego
de Castro.
Dobbiamo inoltre chiarire pure che
l'albero genealogico dei de Castro di Pirano, compilato dal canonico
Domenico Vidali (foglio 17), inizia appena dal nipote omonimo
dell'anzidetto Giovanni Battista (1473), ossia con un Giovanni
Battista nato nel 1564, ammogliatosi con tale Maria, e ció perché il
canonico Vidali oltre a non aver effettuato una ricerca approfondita
sui de Castro pari a quella condotta dal sottoscritto setacciando
ogni tipo di fonte e documentazione inerente Pirano, non ha ad
esempio consultato nemmeno il primo libro dei matrimoni di Pirano
abbracciante circa 568 matrimoni tra il principio del 1593 e la fine
del 1611 tra i quali ci sono anche 16 sposalizi compresi tra il
20/10/1593 e l'8/2/16I0 in cui i de Castro sono coinvolti
direttamente (quando si sposano) o indirettamente (quando compaiono
solo come testi a matrimoni altrui. Tra essi ricordiamo un ser
Zupan de Castro (sull'origine e l'impiego del personale Zupan o
Zuppano tra alcune famiglie di Pirano, inclusi i de Castro, si veda
il cognome Trani), un
Bortolo de Castro fu Francesco, un Almerico de Castro
sposatosi (prima del 1593 peró) con Isabella di Venezia (la quale
rimasta poi vedova si é risposata 1'1/7/1598 con (Giraldo Giraldi),
un Marquardo de Castro fu Domenico, e pure un reverendo
Nicoló de Castro. Neppure tali de Castro hanno peró portato
avanti il loro casato con figli e discendenti, eccetto il giá citato
Giovanni Battista nato nel 1564, mancato peró presto verso il 1608,
dato che come constatiamo appunto sempre dal detto Libro I dei
matrimoni di Pirano la di lui vedova Maria (con cui si era
ammogliato nel 1592) si risposa il 10/2/1609 con Pellegrino Del
Senno fu Almerigo.
Ripristinando il contatto col
predetto Ottaviano de Castro nato nel 1430 e coi suoi tre figli
maschi Giovanni Battista (1473), Bernardino (1475) e Vincenzo
(1478), quest'ultimo compare come Vincenzo de Castis il 23/5/1510
(AMSI 9°, a. 1893, pp. 92-93), data in cui egli é uno dei due
oratori della comunitá di Pirano assieme a Domenico Petronio, e
giorno in cui Venezia accorda al Castello di Momiano di essere
aggregato alla giurisdizione di Pirano, accogliendo le richieste dei
momianesi riferite appunto dai detti due oratori piranesi. Inoltre,
il 31/3/1515 (cit. p.96) in ricompensa dei loro servigi, Venezia
concede ai fratelli Vincenzo Bernardino e Giovanni Battista de
Castris, cittadini di Capodistria e Pirano, la castellania di
San Servolo e tre cavalli a Bernardino, in aggiunta a quello che giá
teneva da due anni in qualitá di contestabile di Raspo. Quindi, il
20/8/1523 (cit., p. 105) Zuanze Baptista da Castro citadin de
Capo d'Histria et Pyran é capo dei croati e riceve 8 ducati di
paga, e ancora i1 24/1/1542 uno dei tre figli di Giovanni Battista
(1473) - Domenico nato nel 1514 - appare come Domenico de Castro
da Capodistria (AMSI 76°, a. 1976, p. 147), mentre invece il
padre il 22/2/1542 compare quale Giovanni Battista de Castro da
Pirano (cit., p. 147). Il 29/3/1554 (AMSI 9°, a. 1894, p. 302),
in riconoscimento della fedele opera dei componenti della famiglia
di Castro, cittadini di Capodistria e Pirano, la provvisione alla
Camera di Raspo di Giovanni Battista e le sue due prestazioni in
Friuli godute fin dal 1532 passavano ai due figli Domenico e
Vincenzo, dopo la loro morte in seguito alla peste, il 15/10/1558
(cit. p. 337) Venezia confermava una delle due prestazioni e metá
della provvigione al terzo figlio Ottaviano (nato nel 1520 e morto
tra il 1567 e il 1568).
Circa il titolo dei de Castro
piranesi di "cittadini di Capodistria di Pirano", si veda il
capitolo V intitolato Privilegi particolari della nobiltà
capodistriana nell'opera di Pier Antonio Quarantotti Gambini
I nobili di Rovigno e delle altre cittá istriane, pp. 71-80,
Venezia 1968, e quanto da me detto su La Voce N. 26 di dic. 1985,
pp. 7-8). Cosí, per una speciale disposizione dogale di Tomaso
Mocenigo dell'8/3/1423 uno dei privilegi degli ascritti al Consiglio
di Capodistria era quello di continuare a far parte di esso benché
dímorassero lontano da Capodistria. Venezia infatti al principio
del'400 ritenne necessario immettere nel ricostituito Consiglio
capodistriano (Capodistria si era ribellata a Venezia nel 1348)
molti elementi di sua fiducia, creando una pseudo nobiltá
capodistriana per cui le famiglie e le persone del Consiglio
dimoranti fuori di Capodistria acquisivano un privilegio rispetto
alle famiglie e alle persone del Consiglio risiedenti nella cittá,
le quali ultime appena raggiunti i termini usuali della decadenza
decadevano ipso facto, mentre invece le prime continuavano a far
parte del Consiglio anche se oltrepassavano quei termini. Sulla
proporzione di questa nobiltá onoraria capodistriana non è possibile
fare rilevamenti nei registri del '400 e del '500, poiché in essi vi
appaiono solo i cognomi delle famiglie senza l'indicazione della
dimora che avvertiamo invece talvolta nel '600 e nel '700. Cosí per
esempio nel 1765 erano nobili di Capodistria pure una famiglia di
Venezia, una di Pordenone e due di Padova, intanto che tra gli
istriani aggregati alla nobiltà capodistriana nel '600 e '700, ma
dimoranti in altre città istriane, il Quarantotti cita i Polesini di
Montona (iscritti nel 1677), i Contesini Hettoreo di Isola (1705), e
gli Scampicchio di Albona, omettendo però i de Castro di Pirano, i
quali al contrario - come da noi ampiamente mostrato - risultano
"cittadini di Capodistria e Pirano" fin dal 31/3/1515, antica
nobiltà civica onoraria loro attribuita di cui ora sappiamo le
ragioni, considerando pure il fatto che essendo notoriamente Pirano,
tra le cittá istriane, la fedelissima di Venezia per eccellenza, i
de Castro quali degni figli di Pirano, servitori fedeli della
Repubblica e soggetti quindi ben affidabili, non potevano non essere
ammessi d'autoritá nel Consiglio d i Capodistria (ove perdipiú -
come sappiamo - giá risiedeva o aveva risieduto un ramo dei de
Castro piranesi fin dal 1212, anno in cui era stato infeudato dal
patriarca d'Aquileia Volchero del territorio di Castignolo nel
circondario di Pirano), organismo ricostituito nel 1413 dalla
Signoria di Venezia e perció da essa dipendente (P. A. Quarantotti
Gambini, cit., pp. 15-16).
Intorno ai suddetti privilegi,
dunque, oltre al privilegio di essere nobili di Capodistria pur
risiedendo a Pirano, i de Castro piranesi, in quanto appunto nobili
di Capodistria, godevano di altri tre privilegi, uno dei quali era
quello di inviare ogni anno 4 nobili del Consiglio di Capodistria
come podestá di Pinguente e Portole e a rettori di Due Castelli e
Buie. In tal modo, abbiamo giá visto il 31/3/1515 Bernardino de
Castro (1475) quale contestabile di cavalli a Raspo, castello presso
Pinguente, carica che dopo la sua morte il 13/3/1543 passó al figlio
Domenico (AMSI 9°, a. 1893, p. 132), chiamato Domenico da Castro
il 1565 e il 6/2/1570 (AMSI 9°, a. 1894, p. 356 e p. 374), e
Domenico De Castro il 27/6/1570 (cit., p. 371), che fu
contestabile fino al marzo o aprile del 1579 (nel frattempo era
stato anche podestá di Due Castelli) periodo in cui morí, poiché
1'8/5/1579 fu eletto contestabile di Raspo Rizzardo de Verzi di
Capodistria in luogo del quondam Domenico da Castro ultimamente
morto (AMSI 11°, a. 1895, p. 58). E un altro privilegio cui
partecipavano i nobili di Capodistria era quello di eleggere tra gli
stessi nobili del Consiglio il capitano degli schiavi (detto anche
procuratore della contadinanza), cioé il rappresentante degli slavi
del contado per cui, come pure giá visto, Giovanni Battista de
Castro il 20/8/1523 era capo dei croati vale a dire capitano degli
schiavi.
A questo punto, va ricordato che, a
comprova della notevole prolificità dei de Castro di Pirano nel
secolo XV, i1 casato - al pari dei Dapretto e dei Fonda - ebbe circa
35 nati tra il 1458 e il 1500 (Skubic, 1983, p. 1025, che peró
registra il cognome come
Castro e non de Castro. Peraltro, piú tardi, la terribile
peste del 1557-58 deve aver veramente falcidiato la famiglia, e tra
i colpiti furono proprio anche i due figli minori di Giovanni
Battista de Castro (I473), ossia Domenico nato nel 1514 e Vincenzo
nato nel 1516, periti poco prima del 15/10/1558 come visto, i quali
probabilmente non si sposarono e se lo fecero non ebbero comunque
successori. Quanto ai due precitati fratelli di Battista (1473), non
risulta che Vincenzo (1478) abbia preso moglie diversamente da
Bernardino (1475) che come giá sappiamo ebbe un figlio Domenico, poi
morto al principio del 1579. Da dire inoltre che Bernardino de
Castro (1475) é noto per il fatto d'arme di Marano, per cui egli
assieme a Bertrando Sacchia da Udine e a Giuliano Cipriani da
Brescia, con uno stratagemma il 2/1/1542 imprigionó il presidio
Marano (dal 1514 sotto l'Austria), issando la bandiera del re di
Francia. Quindi i tre eroi offrirono il castello di Marano a Pietro
Strozzi capitano di Francesco I, che lo occupó e lo vendette alla
Repubblica Veneta il 29/11/1543 per 25.000 ducati (G. Caprin,
Lagune di Grado, p. 203, Trieste 1890). Siccome Bernardino era
vivo il 2/1/1542 e il figlio Domenico gli successe quale
contestabile di Raspo il 13/3/1543, dopo la sua morte significa che
questa sia avvenuta tra il 1542 e l'inizio del 1543. Va perdipiú
aggiunto che, contrariamente a quanto detto, Bernardino ebbe ancora
un figlio di nome Vincenzo (che era ancora vivo in qualità ser
Vincenzo de Castro il 23/5/1579 - Morteani 1886, p. 176), il
quale fu appunto l'ideatore della famosa lapide dedicatoria del
14/3/1559 a suo zio Giovanni Battista (1473).
Non c'é dubbio che il piú meritevole
dei fratelli Vincenzo, Bernardino e Giovanni Battista de Castro
(1473) sia stato proprio quest'ultimo citato da Stancovich 1829,
tomo terzo, p. 26, Morteani 1886, p. 114, e Morteani 1906, p. 36.
Capitano di cavalleria, egli serví valorosamente la Repubblica di
Venezia per un lungo periodo di oltre cinquant'anni, ottenendo per i
suoi meriti onorati stipendi e quiescenza in patria, ove morí
verosimilmente alla fine del 1558, a breve distanza dalla morte dei
due figli Domenico e Vincenzo, come giá visto deceduti per la peste
poco prima del 15/10/1558), spirando fra le braccia della moglie
Caterina e delle figlie delle quali ignoriamo il nome, come pure non
sappiamo il cognome di Caterina), e venne sepolto nella chiesa di
San Francesco, nella tomba di famiglia (ove giá riposava l'altro
capitano, Vincenzo suo fratello forse mancato durante la peste del
1557-58). Nella lapide in latino, in onore ed eterna memoria di
questo militare, esistente ancor oggi a sinistra dell'altare
maggiore della detta chiesa di San Francesco di Pirano, leggiamo che
Vincenzo de Castro (giá citato, figlio di Bernardino) pose questo
monumento come speciale tributo al suo benemerito zio Giovanni
Battista de Castro cittadino capodistriano e piranese illustre
comandante di cavalleria, come sta scritto all'inizio della
lapide) il 14/3/1559. A tale data segue un'aggiunta, la quale dice
che i pronipoti di Vincenzo, Bernardino e Ottaviano, figli pure
dello stesso ramo collaterale, hanno desiderato che fosse trasferito
e aggiunto in quella parete anche il figlio Domenico del medesimo
proavo un tempo podestá di Due Castelli, il quale aveva qui lapide
sepolcrale per sé e famiglia. Ció in data 26/2/1710.
Seguitando nella materia, nel 1561-62 i de Castro impersonavano una
delle 20 famiglie nobili costituenti allora il Maggior Consiglio di
Pirano (formato da circa 120 consiglieri), nel quale erano
rappresentati da 4 loro membri, tre dei quali erano Baldissera
(=Baldissare) del fu Domenico, Pietro del fu Almerico, e Ottaviano
del fu Giovanni Battista (Pahor 1972, p. 31 e p. 222, nota 37, che
peró registra De Castro e non de Castro). Inoltre, tra i proprietari
di saline piranesi nel 1594 riscontriamo sia i de Castro che
i Castrin, di cui una componente era Catarina Castrina
(Luciani 1872, p. 1046), i quali questi ultimi -come poi constatiamo
- erano peró in realtá altresí dei de Castro, ovverossia Castrin
(diminutivo dialettale di Castro) era il nome personale di un de
Castro, per cui, come risulta dai libri matrimoniali piranesi
l'8/2/1610 il canonico Baldissera Bonifacio ha unito nella chiesa di
San Stefano di Pirano certa madonna Lena (=Elena) figlia
del fu messer Gastrin de Castro con Marco Amoroso fu Piero. Tra
i discendenti dei detti Castro padroni di saline nel 1594, Víncenzo
de Castro era uno dei maggiori possidenti di saline a Pirano tra il
1791 e il 1800, possedendo egli 82 cavedini con 32 lavoranti. L'anno
piú redditizio fu il 1797, in cui gli 82 cavedini del de Castro
produssero 277 moggia abbondanti di sale (cfr. il secondo allegato
tra la p. 56 e la p. 57 in E. Nicolich, Cenni storico-statistici
sulle saline di Pirano, Trieste 1882). Tale Vincenzo de Castro,
nato nel 1763, era figlio di Giovanni Pietro, uno dei cinque
fratelli di Domenico nato nel 1724, quadrisnonno del professor Diego
de Castro.
Retrocedendo ai tre consiglieri de
Castro del 1561-62, va precisato come il solo di essi che abbia
assicurato la continuazione dei de Castro fino ad oggi, sia
Ottaviano, come giá detto nato nel 1520 e mancato nel 1567-68,
sposatosi nel 1555 con tale Caterina che gli ha dato nel 1564 (e ne
ricava che tutti i figli nati in precedenza, tra il 1555 e il 1563,
siano morti da piccoli) il figlio maschio Giovanni Battista (rimasto
quindi orfano a circa tre anni d'etá, ammogliatosi poi da adulto nel
1592 con certa Maria), i cui discendenti sono proseguiti sino a noi.
Perdipiú, la preminenza dei de Castro nella vita politico-sociale di
Pirano è durata fino alla fine della Repubblica di Venezia, in modo
che l'11/9/1792 la famiglia Castra era una delle 14 famiglie
nobili che componevano ancora il Consiglio della terra di Pirano (Per
li L.L. C.C. popolari di Pinino, p.101, Venezia 1791).
É indispensabile ancora ricordare
che i de Castro non si distinsero solo nel campo militare, ma in
tempi piú recenti anche in quello scientifico. Si veda cosí in
primo luogo il professor Vincenzo de Castro, della cui figura e
delle cui opere ne ha trattato egregiamente il prof. Mario
Zanini su La Voce N. 38 di giugno-luglio 1987, pp. 4-5, e N. 39
luglio-sett. 1987, pp. 12-13. Nato a Pirano il 5/7/1808
dall'avvocato Giovanni de Castro e da Teresa de Moratti di Isola
(che é in realtá l'odierno cognome isolano Moratto, fiorente a
Trieste anche nei due rami buiese e parenzano), e morto a Milano
nel 1886, Vincenzo de Castro fu letterato e pedagogista, poeta e
giornalista, e a lui era dedicata fino al 1945 a Pirano la Calle
de Castro nel rione di Punta, mentre ancor oggi gli è intitolata
una via sia a Padova (fu infatti professore di letteratura ed
estetica e quindi Decano della facoltá filosofica
nell'Universitá Patavina), che a Roma, e a Milano c'é una via
col nome del di lui degno figlio Giovanni (nato nel 1837,
storico e letterato illustre), il quale a sua volta ebbe un
figlio di nome Arnaldo che peró non ha avuto successori per cui
il ramo si é estinto. Da dire perdipiú che al detto prof.
Vincenzo Da Castro (1808) - il quale tra l'altro fu anche
maestro di Carlo Combi, venne creato Cavaliere di piú ordini da
Francesco Giuseppe imperatore d'Austria (G. Pusterla, I
nobili di Capodistria e del'Istria con cenni storico-biografici,
p. 38, Capodistria 1888) - é stata intitolata ultimamente pure
la Scuola Elementare di Pirano.
Citiamo altresí un Pietro de Castro
nato nel 1792 a Pirano e lì deceduto nel 1857 (unitosi nel 1832 con
Francesca Venier, da cui non ebbe peró prole), fondatore di una
borsa di studio per i de Castro, di cui l'ultimo a fruirne é stato
l'ingegner Marcello de Castro (Trieste 1901-1964) il cui figlio
dottor Osvaldo de Castro, nato nel 1942, oggi vive a Monfalcone.
Inoltre, due fratelli piranesi -
Luigi de Castro e Andrea de Castro - nella seconda metá del secolo
scorso insegnarono l'arte della pittura nel campo miniaturistico per
molti anni a Fiume, che li considerò cittadini.
Né si puó poi dimenticare il
professor Piero de Castro cugino del prof. Diego de Castro), nato
nel 1881 a Pirano (qui sposatosi il 9/8/1911 con la concittadina
Lidia Luisa Maria Vatta) - che insegnò nel Ginnasio di Pisino nel
1906-1911 e poi nel Liceo di Pola, e fu anche podestá di Pirano nel
1930-32 e nel 1938-40 - autore dell'importante lavoro Modi di
dire attinenti a cose di mare usati a Pirano, apparso su "Pagine
Istriane", a. V, N. 5-6, pp. 120-127, Capodistria maggio-giugno
1907, testimonianza preziosa del particolare vernacolo piranese che
occupa un posto a sé tra le parlate romanze dell'Istria.
Per altre notizie e ulteriori
approfondimenti sui de Castro di Pirano, rimando a quanto scritto
dal prof. Diego de Castro nelle sue
Interessanti precisazioni storiche sulla famiglia de Castro,
su La Voce n. 27 gennaio-febbraio 1988, pp. 4-5.
Nel 1945 vi erano nel comune di
Pirano 20 famiglie Castro di cui 3 abitavano a Santa Lucia, 1 a
Santa Croce e 16 a Pirano-città ove c'era ancora una sola famiglia
de Castro impersonata da Elena de Castro, zia paterna del prof.
Diego de Castro (nata nel 1869 a Pirano e ivi deceduta alla fine del
1966). Inoltre, altre 9 famiglie Castro di sangue piranese abitavano
fuori del comune di Pirano, di cui 2 a Isola (da notare che
all'inizio del 1800 un componente dei Castro di Isola di precedente
ceppo piranese - Almerico - si é stabilito a Pirano dando origine ai
Castro soprannominati Scartussa), 1 a Villanova di Verteneglio, 3 a
Montone e 3 a Pola, cui vanno aggiunte anche 2 famiglie de Castro
d'origine piranese a Fiume. Mentre, delle 2 famiglie Castro viventi
a Parenzo nel 1945, ma era di provenienza italiana meridionale e
l'altra discendeva da un Girolamo Castrovich (sembra di Zaravecchia)
aggregato al Consiglio di Parenzo il 24/8/1658 (AMSI 16°, a. 1900,
p. 22). Tale seconda famiglia parenzana Castro-Castrovich di
schiatta dalmata oggi prosegue a Fiumicello (Udine).
Tra i soprannomi personali e
familiari dei Castro di Pirano è d'interesse linguistico Lucón,
dall'aggettivo piranese
lucón "ingordo, avaro", equivalente grossomodo ai due aggettivi
italiani leccone o lurcone, per cui il piranese lucon
non ha niente a che vedere con lo sloveno e il serbocroato lakom
"avido, avaro" (cfr. M. Deanovic, Voci slave nell'istriota,
in Ricerche slavistiche, p. 62, Istituto di Filologia Slava,
Universitá di Roma 1954).
Oggi i Castro e de Castro non esistono piú a Pirano, ma vivono in
buona parte a Trieste (dove sono giunti a partire dal secolo
scorso), ove il 90% dei 37 utenti Castro sono piranesi di nascita o
di ceppo (mentre il rimanente 10% viene dalla Bassa Italia),
compresi i 4 utenti De Castro e i 3 de Castro. Tra i Castro e de
Castro piranesi viventi fuori Trieste, ricordiamo 1 famiglia Castro
e 3 famiglie de Castro a Monfalcone, 1 famiglia de Castro a Gorizia,
quindi 1 famiglia Castro a Udine, 1 a Valdagno (Vicenza), 1 a San
Remo (Imperia), 2 a Roma e 2 a New York negli USA. A Roma ci sono
perdipiú 2 famiglie de Castro di stirpe piranese risalenti a Lincoln
de Castro che fu medico di Menelik imperatore d'Etiopia e a Giulio
de Castro fondatore di grandi imprese industriali e commerciali in
Egitto, poi confiscate da Nasser.
Lo stemma araldico dei de Castro di
Pirano e Capodistria è
d'argento, con tre rose rosse bottonate, a cinque foglie, disposte 2
a 1, sormontate da cimiero (Benedetti 1937, p. 5). Esso é
scolpito in marmo nella tomba-cappella dei de Castro nel cimitero di
Pirano, e su una lapide (di Domenico de Castro podestá di Due
Castelli) posta nel pavimento del Convento di San Francesco di
Pirano. La corona marchionale deriva dal marchesato di Castignolo
"sive Albucano", che dal XIII secolo (anno 1212) fu feudo
patriarchino dei de Castro di Capodistria, riconosciuto e
riconfermato nel 1334 anche da Venezia (cfr. Benedetti 1934, p. 20).
Come giá sottolineato
nell'Introduzione, la figura maggiormente rappresentativa e piú
prestigiosa dei de Castro piranesi di questo secolo, è il professor
Diego de Castro - cui é dedicata espressamente l'attuale mia ricerca
sui de Castro - nato a Pirano nel 1907, oggi vivente a Roletto
Torino, profondo studioso di statistica e demografia (materie che ha
insegnato per trentasette anni all'Universitá di Torino, senza
contare l'Ateneo di Roma e altri ancora ove ha insegnato), nonché di
altre discipline scientifiche, autore tra l'altro della poderosa e
ponderosa opera in due volumi di oltre 2100 pagine
La
questione di Trieste: l'azione politica e diplomatica italiana dal
1943 al 1954, Trieste 1981. Il professor Diego nella prefazione
al suo studio L'etá media degli sposi al matrimonio nel corso di
due secoli (1739-1938), sottinteso a Pirano, puó a ben ragione
affermare che la sua famiglia - i de Castro - esiste nella piccola
città in Pirano, in cui egli é nato, sicuramente almeno dal 1000
dopo Cristo.
Concludendo, il cognome piranese di
origine toponimica de Castro e Castro ha dunque per base il latino
castrum "luogo fortificato, castello", analogamente all'omonimo
cognome italiano Castro, diffuso e comune nell'Italia meridionale, e
raro nel Centro e nelle Venezie, come rilevato da De Felice (1978,
p. 98), che peró tra le varianti del cognome registra De Castri e
De Castris, avente un riscontro nella giá citata forma
latineggiante de Castris documentata a Pirano il 31/3/1515,
preceduta dall'altra grafia de Castis del 23/5/1510), ma non
de Castro, ignorando egli l'esistenza di tale cognome piranese,
come pure é all'oscuro che - come giá da noi avvertito - il 90% dei
37 utenti Castro, 4 De Castro e 3 de Castro di Trieste siano oriundi
da Pirano e il restante di provenienza italiana meridionale.
Rammentiamo infine che il cognome
Castro é comune anche in Spagna e nei paesi ispano-americani (si
veda cosí ad esempio il presidente cubano Fidel Castro, di ceppo
spagnolo), e che nell'Istria meridionale, a Pola é esistita
anticamente appunto la nobile casata dei Castropola (=dal Castello
di Pola), detti anche Sergi o Sergii, filopatriarchini, che furono
signori di Pola fino al 1331, anno in cui ne furono cacciati per
sempre dalla Signoria di Venezia. |