|
Di alcuni frammenti lapidei con
fregi micenei trovati a Nesazio in Istria
Communicazione del dott. Piero Sticotti
[Tratto da Atti del Congresso Internazionale di Scienze e
Storiche, (Roma 1-9 aprile 1903), Vol. V, Atti della sezione IV:
Archeologia, Tipografia della A. R. Accademia dei Lincei, Proprietà
del cav. Vincenzo Salviucci (Roma, 1904), p. 147-156.]
Gli
avanzi micenei, della cui forma e decorazione potranno dare
nn'imagine sufficiente i calchi e le fotografie che qui presento (1),
provengono da un saggio di scavo praticato nel settembre del 1901
-sul colle di Nesazio in quel di Pola, sito sopra Val Badò, canale
del Quarnaro, saggio che condusse a rintracciare l'esistenza in quel
luogo, sacro alla storia dell' Istria, di una necropoli di tipo
atestino (2).
Frammenti più o meno grandi, più o meno mutilati, di
pietra calcare
locale, essi si ritrovavano alla rinfusa ed accidentalmente entro
l'area del sepolcreto, col quale a prima vista nulla avevano a che
fare; d'altronde, la loro anteriorità cronologica si palesava tosto
dal modo in cui avvenne la scoperta. Sollevato, cioè, il lastrone
rozzamente sfaldato, che copriva una di quelle casse sepolcrali, di
tra le scheggio e i pietrischi, che tenevano fissi sul letto della
tomba i vasi della suppellettile funebre, si trovò, a mia grande
sorpresa, una prima scaglia con resti di disegno a spirale della
maniera indubbiamente micenea; un secondo frammento di grossa lastra
con simile fregio era incorporato come materiale di fabbrica nella
cinta della necropoli, donde si estrasse mentre si demoliva un
tratto di quel muro allo
scopo di esaminarne la struttura; un terzo pezzo
simile sosteneva il coperchio d'una tomba. Si trattava dunque
evidentemente di [148]
materiali più antichi, i quali, subita una violenta distruzione,
erano stati messi in opera nella fondazione della necropoli.
Similmente, altri pezzi in buon numero tornarono via via alla luce,
tra le macerie e il terriccio; nessuno però a posto, nessuno che si
connettesse con un altro in modo da additare con qualche probabilità
il genere del monumento o dei monumenti cui si potessero attribuire.
Così, mentre si deve lasciare a futuri scavi la soluzione definitiva
di questo problema capitale, varrà intanto la pena di vedere, se
forse questi avanzi di per sò stessi non ci offrano il destro di
rintracciarne la destinazione, studiati che sieno dal lato tecnico e stilistico ; studio,
che, del resto, può interessare sì per novità di forme, sì per
varietà di problemi.
|
Fig. 1 |
Anzitutto, esaminando il materiale così ricuperato io potei
distinguere tre tini: quello della base o zoccolo, della lastra di
rivestimento, del trave ossia pilastro. Un basamento, che qui
presento in fotografia (fig. 1), ci mostra subito le proprietà
tecniche dei resti micenei di Nesazio. Esso misura nello stato
presente circa m. 1 X 60 cm. ed ha 30 cm. d'altezza dal suolo. Il
lato anteriore e il destro — un terzo lato è spezzato — sono ornati
di spirali ricorrenti; la faccia superiore ha una sponda liscia,
larga 0,87 cm., lungo la quale corre un solco di 85 millim. di
larghezza dal profilo quadrangolare alquanto [149] arrotondato, il quale
non poteva servire che per impostarvi delle lastre di pietra. Tutta
la parte di mezzo poi è scalpellata alla greggia e doveva quindi
portare nn corpo di muratura. — Di questi canali, più o meno larghi,
più o meno profondi, si vedono anche in alcune lastre. Viceversa si
sono trovate delle altre, le quali nella loro grossezza, che oscilla
tra i 10 e i 20 cm., sono munite di un dente, lungo quanto il lato
tutto, il quale dente doveva scorrere a gargame per entro ad uno di tali
solchi. Questo sistema di connessione tra membro e membro
architettonico mediante denti ed incastri ricorda senz'altro il modo
seguito nelle costruzioni in legno. Tra le lastre ve n'è una quasi
intatta che ha cm. 70 X 80 ; altre, spezzate, sono più grandi
ancora. — I pilastri hanno la particolarità di avere solo la faccia
anteriore, con parte di un fianco, accuratamente riquadrata ed
ornata, mentre l'altro lato quasi si confonde colla parte
posteriore, in modo che il tutto riesce appena sbozzato ed arieggia
rozzamente la mezza-colonna o meglio un tronco d'albero segato a
metà longitudinalmente. [150] Ciò vuol dire che buona parte del corpo del
pilastro — meno la superficie anteriore — era nascosta in una
muratura. — Un'altra particolarità di queste pietre si è
l'applicazione della figura umana in rilievo. Vediamo, cioè, in
questo grande frammento di lastrone (fig. 2), che misura attualmente
60 cm. d'altezza e 50 di larghezza, le estremità inferiori d'una
figura maschile tutta ignuda, in bassorilievo ; ma la gamba destra è
fatta in tutta plastica, gira cioè per un tratto formando lo spigolo
della lastra ; non lungi dalla gamba sinistra incomincia uno
specchio ornato a spirali, il quale è limitato da un orlo a
dentelli; il resto è guasto e sfaldato. |
|
Fig. 2 |
Queste sommariamente le osservazioni, che si possono fare sul
materiale finora venuto alla luce riguardo alla sua struttura
tecnica. Ora tutto ciò m'induce a supporre, che si tratti di vere e
proprie architetture, sia poi sepolcrali o d'altro ordine
monumentale, consistenti d'un nucleo in muratura di breccia o di
mattoni, il quale poggiando su zoccoli di pietra lavorata era
rivestito qua e là di lastre e rinforzato da travature o pilastri
del medesimo lavoro. E, considerando il modo in cui sono trattati
questi nostri rivestimenti, non mi pare inverosimile che si possa
ricercarne l'origine nel sistema adottato di frequente nei palazzi
micenei, per cui certe parti più esposte del muro venivano protette
mediante piedistalli e soglie e stipiti di legno.
|
|
|
Fig. 3 |
|
|
|
|
Fig. 4 |
|
D'altronde anche la decorazione di queste nostre pietre tradisce,
a mio avviso, la tecnica del legno. Senonchè dirò prima due parole
sui tipi ornamentali, che più frequentemente vi ricorrono. Il motivo
più comune d'ornamentazione è la spirale continua, in tutte le
variazioni e combinazioni: c'è il sistema di spirali grandi e
piccole alternate: da una maggiore cioè si sviluppano due minori,
da queste torna a ricomporsi la spirale [151] grande, e così di seguito (fig. 3); c'è la duplice serie di spirali ricorrenti in
senso inverso, simmetricamente (fig. 4), o ci sono due serie di,
spirali che corrono invece nel medesimo penso, ma sono allacciate
per l'altro verso a due a due; c'è un sistema per dir così
reticolato di più serie di spirali ; c'è infine il meandro
rettilineo ad incrocio perpetuo, disegno questo che si dovrebbe
riscontrare per la prima volta su pietra (fig. 5). Ora, si deve
notare, che in tutti questi ornati il cordone della spirale non è in
puro e semplice rilievo, ma sibbene è fatto solamente apparire tale
per mezzo di due solchi incisi parallelamente. S'aggiunge che la
decorazione, la quale ricopre come d'un tappeto parte della
superfice liscia, è il più delle volte limitata a mo' di specchio da
un orlo o cornicetta con vero intaglio a denti di sega (zig-zag) o a
gradelli. e questi ultimi sono per di più espressi mediante
tratteggio e non eseguiti a pieno (3). Tutto ciò ha evidentemente
del lavoro in legno!Il disegno in generale è condotto con
sicurezza di mano e il lavoro di scalpello è paziente ed esatto
senza cadere in monotona pedanteria, anzi non manca di vero slancio ed eleganza ; così pure il meandro delle spirali è
irreprensibile e tuttavia le frequenti licenze nelle curve escludono
l'uso del compasso come anche d'ogni altro istrumento
nell'esecuzione dei motivi rettilinei. Date queste peculiarità io
non posso confrontare queste decorazioni che con quelle dei soffitti
d'Orcomeno e delle stele di Micene (4), e e riferendomi all'accenno
fatto più sopra, mi pare che le scoperte di Ne-sazio valgano a darci
una idea del modo, con cui era ornato sia in policromia sia
d'intaglio il legname delle architetture micenee. Osservo però
subito, che nei nostri monumenti c'è grande rigore di stilizzazione,
[152] il che fa credere ch'essi risalgano ad un'epoca meno
remota, in coi l'ornamentazione micenea, dopo un periodo di
rigoglioso naturalismo, immiserendo via via, s'era ridotta ad un
freddo convenzionalismo, quale scorgiamo già in alcune delle stele di Micene. Tuttavia io non
oso fissare limiti di tempo attendendo che gli scavi di Nesazio
sieno più progrediti, tanto più che di simile arte, fatta astrazione
d'un piccolo frammento con spirali simili venuto isolatamente alla
luce nel territorio di Parenzo in Istria, nè nelle nostre regioni nè
sulle coste orientali dell'Adriatico non si conosce, mentre le
scoperte fatte dal Brizio a Novilara ed in altre località
dell'antico Piceno non si possono senz'altro paragonare alle nostre, in quanto esse si limitano al tipo della stele sepolcrale e
d'altronde, sebbene il motivo ornamentale si palesi in alcuni punti
afiìne, l'esecuzione, e più lo spirito di esso, come ebbi campo
ultimamente d'osservare sugli originali, che si conservano
all'Ateneo di Pesaro, ha un'impronta barbarica, che nei nostri
monumenti non si può riscontrare. Le stele di Novilara però hanno
questo di importante per noi, che appartenendo a tombe con rito
d'umazione rannicchiata e con corredo sepolcrale del tutto
caratteristico a quelle necropoli, ci attestano la mancanza d'ogni
rapporto tra gli avanzi micenei e il sepolcreto di Nesazio, che è
invece a cremazione e con suppellettile funebre di chiaro tipo
atestino. In quella vece un punto di contatto per i nostri resti
d'architettura micenea mi pare [153] piuttosto di
ravvisare nei santuari preistorici dell' isola di Malta, cui ora
meglio conosciamo per le pubblicazioni del Mayr e dell'Evans (5);
nei quali santuari per
l'appunto s'incontrano, sporadicamente è vero, pilastri ed altri
membri architettonici, i quali sulle faccio visibili mostrano,
[154] oltre alla fitta punteggiatura caratteristica per Malta
(anch'essa forse tolta dall'intaglio in legno), degli ornati
spiraliformi, quantunque più rozzi dei nostri.
|
|
Fig.
5 |
Dopo questi
avanzi di carattere prettamente architettonico rimane a dire di un
piccolo monumento, il quale per la sua forma sembra a sua volta
confermare che a Nesazio si tratti veramente di resti d'un santuario
(fig. 6). È un basamentino, che presentiamo dai due lati lunghi
[155] ornati di spirali;
uno dei lati stretti mostra un triplice nodo di spirali ad omega;
dall'altro la pietra ò spezzata. Sul piano orizzontale, poco
profondo, tre sporgenze, di cui due appartenevano ad una figura
umana e precisamente le gambe dal ginocchio in giù, che si sporgono
in atteggiamento di persona sedente; di dietro forse i resti d'un
sedile con panneggiamento. Davanti a questa figura dai piedi nudi,
oltremodo goni, c'è un rialzo, artificiale, a tronco di cono, i cui
fianchi concavi vanno confondendosi col
terreno, non solo, ma si ripiegano salendo di tra le gambe della
figura in guisa che questa pare quasi a cavalcioni d'una qualche
sella. Questo rialto ò superiormente ben conservato e finisce in una
specie di coperchietto umbilicato; di più esso mostra davanti e di
dietro un intaglio triangolare coi due lati verticali incurvati.
Altri esemplari di questo strano oggetto si trovarono sparsi negli
scavi, di cui uno si può vedere accanto alla fig. 6. A rendere più
difficile, anzi impossibile, la spiegazione di questo gruppo
concorre da un lato la mancanza d'ogni traccia di colore, dall'altro
la deficente [156] conservazione della pietra. Pure il profilo mi ricorda
i cosidetti « corni di consecrazione » dell'Evans, il quale a pag.
38 figi 15 del suo Tree and pillar culi riporta come esempio
plastico di questi oggetti rituali una terracotta dipinta, trovata
nell'antro Ideo: tra i due corni s'alza nel mezzo un piccolo oggetto
conico, disgraziatamente mozzato in cima, il quale doveva
rappresentare secondo l'autore l'oggetto sacro, cui erano dedicate
le corna. In ogni caso, anche questo nostro monumento mostrerebbe un
grado bene sviluppato di stilizzazione. |
|
|
Fig.
6 |
Per completare questi miei
brevi cenni ricorderò ancora la scoperta di tre frammenti in tutta
plastica, di cui due (fig. 7) appartengono ad una figura d'uomo
ignudo col fallo eretto, mancante della testa e dalla metà delle
cosce in giù. Le braccia sono aderenti al torace, e precisamente la
mano del braccio destro ripiegato al gomito posa sotto la mammella
sinistra, il braccio sinistro passa obliquamente sol torace, colla
mano stretta al fianco destro. La figura è diritta, rigida, piatta,
quasi fosse cavata da un grosso asse, le spalle molto larghe — la
larghezza da spalla a spalla importa 35 cm. in confronto all'altezza
massima del torso, ch'è di 56 cm. Il terzo frammento mostra un torso
fino a mezzo il ventre, le braccia in posizione simmetricamente
opposta all'altra; il collo più esile, le spalle meno larghe (da
spalla a spalla 31 cm.) e le mammelle alquanto più pronunciate mi
inducono a credere, che vi sia raffigurata una donna, la quale
facesse il riscontro colla figura maschile.
|
Fig.
7 |
Concludendo, questi pochi resti lapidei, ai quali speriamo se ne
aggiungeranno degli altri nei futuri scavi, bastano intanto a
dimostrare l'esistenza d'una forte influenza preellenica, sia
diretta sia indiretta, nell'intimo seno settentrionale
dell'Adriatico; tracce queste tanto più importanti, in quanto forse
si potranno riconnettere colla tradizione del mito degli Argonauti,
i cui persecutori, i Colchi, secondo narra la leggenda, approdarono
nel più grande e più sicuro porto dell'Istria, ove fondarono la
città di Pola, prossima a Nesazio.
Note:
- Essi sono in parte già pubblicati nella mia relazione
preliminare sugli scavi di Nesazio (Atti e memorie della società
istriana d'archeologia e storia patria, XVIII p. 142, tav. IV).
- Vedi la precedente comunicazione di A. Puschi, n. VI.
- Questo motivo dei gradelli mi pare ricordi quello delle
anitrelle al passo, tanto comune nelle ceramiche e nei bronzi.
- Vedi particolarmente W. Reichbl, Erano» Vindobonensis,
p. 34 e seg.
- Albert Mayr, Die vorgeschichtlichen Denkmàler von Malta;
cfr.
il riassunto del Colini nel Ballettino di paletnologia italiana,
XXVIII, p. 204 e seg. — A. L
Evans The, Mycenaean tree and pillar cult.
|
Main Menu
Created: Monday,
February 02, 2010; Updated
Friday, September 30, 2022
Copyright © 1998
IstriaNet.org, USA
|
|