La letteratura italiana contemporanea dell'Istria e di Fiume

di Giacomo Scotti

Dagli ultimi censimenti in Croazia (2001) e in Slovenia (2002) risulta che nella prima vivono circa 30.000 italiani e nella seconda meno di 3000; in totale 33.000 sparsi in Istria, a Fiume, sulle isole di Cherso e Lussino, con gruppi di poche centinaia a Zagabria, Zara e Spalato ed altri ancora in Slavonia, tra Kutina, Ploštine, Lipik e Pakrac.

In Istria ed a Fiume, grazie alla plurisecolare realtà etnico-culturale italiana ed alle tenaci radici rimaste nonostante l'esodo di circa 300.000 abitanti avvenuto dopo la II guerra mondiale, la presenza della comunità italiana si manifesta anche, e forse soprattutto, sul piano della creazione artistica e letteraria. La produzione letteraria è a tal punto intensa e di alto livello, che qualche critico ha parlato di "fenomeno eccezionale". In realtà nessuna città in Italia con una popolazione attorno ai 30.000 abitanti conta tanti scrittori, poeti, saggisti, musicisti, pittori, giornalisti, docenti d'ogni grado, studi radiotelevisivi, un giornale quotidiano, un quindicinale, un mensile per ragazzi, una rivista trimestrale di cultura e letteratura e varie istituzioni culturali e scientifiche quanti ne conta la cosiddetta Piccola Italia sparsa in Croazia e in Slovenia, quanti ne conta, cioè, la città italiana che in Croazia e Slovenia non c’è. Perché ovunque gli italiani sono minoranza da Capodistria a Isola e Pirano, da Pola a Rovigno, Parenzo, Cittanova, Umago e Buie, da Albona ad Abbazia e Fiume. Uno dei motivi di questo fenomeno, secondo me, sta nel fatto che mentre in qualsiasi città d'Italia si parla, si scrive, si sogna solo e sempre in italiano, e nessuno deve temere l'assimilazione, noi qui dobbiamo combattere giorno e notte con noi stessi per conservare lingua e cultura, che sono il nostro pane, la nostra carta d'identità. E questa lotta ci rende più forti, più tenaci, più produttivi.

La letteratura della minoranza italiana nella regione istro-quarnerina può essere considerata solo in parte la prosecuzione diretta dei movimenti letterari in atto fino alla II guerra mondiale. Quella guerra, seguita dall'esodo delle popolazioni che furono costrette ad abbandonare le terre natali passate sotto la sovranità della Jugoslavia, lasciò la comunità degli italiani rimasti in una condizione di frustrazione, di inferiorità politico-sociale, quasi priva di intellettuali e con qualche raro scrittore: Osvaldo Ramous e Lucifero Martini a Fiume, Domenico Cernecca a Pola, e basta. La produzione culturale e letteraria del primo dopoguerra, perciò, fu il risultato di un progetto autonomo e integrale di pochi intellettuali, usciti dalle file partigiane, quali Eros Sequi e Lucifero Martini, ai quali si unirono alcuni giovani scrittori alle prime armi, giunti dall'Italia negli ultimi Anni Quaranta: Sergio Turconi, Giacomo Scotti, Mario Schiavato e più tardi Alessandro Damiani. Costoro, mobilitando tutte le energie disponibili e soprattutto i giovani, intrapresero la realizzazione dell'accennato progetto di salvaguardia dell'identità italiana nelle regioni passate alla Jugoslavia.

Ovviamente l'impresa non fu facile in un clima di tracollo demografico, di cambiamenti ideologici e, ancor più, di velenose polemiche con l'Italia a causa della crisi di Trieste e, successivamente, di costanti pressioni di certi leader politici sugli italiani in genere visti o indicati come elementi disturbatori, talvolta addirittura equiparati ai fascisti. Questa nuova cultura e letteratura italiana della fine degli Anni Quaranta e dell'inizio degli Anni Cinquanta, e la sua componente letteraria, possono essere più facilmente associate alla neocostituita infrastruttura organizzativa minoritaria e alle sue necessità quotidiane, e un po' meno a una logica continuità storico-letteraria. Tuttavia, questa letteratura, per lo più di sinistra, impegnata anche ideologicamente, conquistò ben presto un nuovo terreno fertile per la rinascita della produzione narrativa e poetica autoctona in lingua italiana, contribuendo alla lotta incessante per la sua stabilizzazione socio-linguistica. La produzione dei pionieri di quella letteratura ha caratterizzato la letteratura della minoranza italiana nella regione istro-quarneriana, rendendola fruibile anche a una fetta di pubblico e critica della maggioranza nazionale croata, slovena, serba, macedone, bosniaca. Fortunatamente i pionieri non restarono soli. A cominciare dai primi Anni Cinquanta nelle file degli italiani rimasti, uscendo dai Ginnasi e dalle Università, emersero nuovi promettenti scrittori in erba, soprattutto poeti, che hanno trovato a loro volta dei continuatori nelle generazioni susseguitesi fino ai giorni nostri, numerosi specialmente a Pola e Rovigno, ma anche a Capodistria e Pirano, un po' meno a Fiume.

Nel complesso, pur essendo scomparsi nel frattempo Sequi, Ramous, Martini e alcuni altri, insieme ai grandi poeti dialettali di Rovigno, Eligio Zanini e Giusto Curto, ai poeti dialettali più modesti Egidio Milinovich di Fiume e Stefano Stell di Pola, alla brava poetessa di Dignano Adelia Biasiol, al poeta e pubblicista polese-fiumano Romano Farina; e nonostante l'età avanzata di alcuni dei pionieri, il panorama letterario della nostra comunità nazionale è ancora fittamente popolato.

Ricorderò, per ordine alfabetico, i poeti e scrittori attualmente attivi, sono una ventina: Vlada Acquavita, delicata poetessa di Buie affermata anche sul piano internazionale; Marco Apollonio, poeta e narratore di Capodistria; Loredana Bogliun-Debeljuh, poetessa in dialetto e in lingua, narratrice e critica letteraria di Pola; il poeta buiese Mario Cocchietto, uno dei pionieri della “Nuova poesia istriana in lingua italiana” che purtroppo tace da parecchi anni; la polese Gianna Dallemulle-Ausenak, narratrice, poetessa e critico letterario; Alessandro Damiani di Fiume, eminente poeta, romanziere, drammaturgo, saggista; Lidia Delton di Dignano, valida poetessa dialettale; Roberto Dobran di Pola, un poeta che ha varcato i confini dell'Istria fin dalle prime pubblicazioni; Romina Floris di Pola, originaria di Valle, giovane poetessa che fa uso del dialetto e della lingua standard con buoni successi; Anita Forlani, fiumana che vive da mezzo secolo a Dignano, poetessa della prima generazione del dopoguerra, che ha educato alla poesia le generazioni successive attraverso la scuola nella quale ha operato per tutta la vita; Vladimiro Gagliardi di Pola, narratore e poeta plurilingue (scrive in italiano, nel dialetto istro-veneto e nel ciakavo croato); Silvio Forza, giovane drammatturgo di Pola residente a Zagabria; Mirella Malusà di Rovigno, saggista, poetessa e narratrice, giornalista e saggista, autrice di teatro, tradotta in varie lingue; la poliedrica poetessa, saggista ed anche autrice di teatro Laura Marchig di Fiume; il polese Umberto Matteoni, uno degli anziani, poeta piuttosto fecondo; Nelida Milan-Kruljac, anche lei di Pola, narratrice divenuta nota in Italia e in Europa, ma anche affermata glottologa, saggista e antologista; Nirvana Ferletta-Beltrame di Fiume, narratrice pure lei; Ezio Mestrovich, giornalista, poeta e romanziere di Fiume (spentosi qualche mese addietro, lo considero ancora vivo); Licia Micovillovich-Capri di Pola, poetessa; Ester Barlessi-Sardoz di Pola, poetessa, ma anche autrice di racconti e romanzi; Mario Schiavato di Dignano, da oltre cinquant'anni a Fiume, autore di una trentina di volumi di poesie, racconti, romanzi, lavori teatrali, favole per bambini, diari di viaggio nei vari continenti del nostro pianeta (è un appassionato alpinista); Giacomo Scotti, poeta, romanziere, saggista, antologista, eccetera, con oltre cento opere in volume, napoletano di nascita e fiumano dal 1947; e Claudio Ugussi, poeta e, soprattutto romanziere, da anni affermatosi anche al di là dei confini istriani.

Source:

  • © Giacomo Scotti, "La letteratura italiana contemporanea dell'Istria e di Fiume", Battana, Numero 149/150 luglio-dicembre 2003. Copyright © "EDIT" 2000-2004 - http://www.edit.hr/battana/bat-149.htm#tre

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Created: Tuesday, December 28, 2004; Last Updated: Tuesday, December 06, 2022
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