Descrizione del libro
Simbolo della sfida lanciata da Mussolini a
tedeschi e inglesi per la supremazia sul mare, il
Rex era il più
grande transatlantico mai costruito nel nostro paese, il più lussuoso e
veloce. E diventò subito un mito. Per la sua costruzione il governo fascista
era intervenuto a sostegno degli armatori, che si erano impegnati con
finanziamenti da capogiro. Nelle pagine di questo libro - in cui, a partire
dalla storia e dalla cronaca del tempo, l'avventura del
Rex diventa un
romanzo - il glorioso transatlantico riemerge dal passato con il suggestivo
carico di personaggi ed eventi che contribuirono ad alimentare la sua
leggenda.
Note di
copertina
Un leggendario transatlantico, l'Italia
fascista, l'alta società internazionale, le storie del mare.
"L'uffidale marconista Landini, eccitato e
trionfante come ai tempi in cui era accanto a Guglielmo Marconi, telegrafò a
quanti potevano raccogliere il battito frenetico del suo telegrafo: Qui S/S
Rex, qui SIS
Rex. A tutte le unità in ascolto. Ascoltate. Posizione 41° 57
Latitudine Nord - 46° 51 Longitudine West. Ascoltate dirczione Ambrose.
Attenzione attenzione. Stiamo arrivando a 30 nodi. Ripeto: 30 nodi."
Simbolo della sfida lanciata da Mussolini a
tedeschi e inglesi per la supremazia sul mare, il
Rex
era il più grande transatlantico mai costruito nel nostro paese, il più
lussuoso e veloce. E diventò subito un mito. Per la sua costruzione il
governo fascista era intervenuto a sostegno degli armatori, che si erano
impegnati con finanziamenti da capogiro. Nelle pagine di questo libro - in
cui, a partire dalla storia e dalla cronaca del tempo, l'avventura del
Rex
diventa un romanzo - il glorioso transatlantico riemerge dal passato con il
suggestivo carico di personaggi ed eventi che contribuirono ad alimentare la
sua leggenda. Vittorio Emanuele III e la regina Elena, superando la paura di
un possibile attentato anarchico, la mattina del primo agosto 1931 arrivano
in una Genova affollata di autorità e gente in festa per celebrare il varo
della nuova ammiraglia. Gli agenti dell'Ovra si aggirano fra i turisti
sospettando che sulla nave si rifugino dei sovversivi. Il comandante
Francesco Tarabotto riporta sul proprio diario le impressioni di una
traversata avventurosa: quella in cui la sua nave conquista il Nastro
Azzurro, il record di velocità, strappandolo ai tedeschi. Al comando di una
squadriglia di idrovolanti Italo Balbo sorvola l'oceano e il
Rex
meditando sui suoi rapporti velenosi con il Duce. Ecco il cappellano del
transatlantico che sfugge alla persecuzione degli agenti del regime. Un
giovanissimo Romano Mussolini, orgoglioso e tremante, ne stringe per qualche
minuto il timone. Luigi Pirandello e Arturo Toscanini litigano fra loro
discutendo del regime, il pugile Primo Camera, il pilota Tazio Nuvolari,
l'attrice Isa Miranda si mescolano fra i ricchi passeggeri di prima classe e
le loro vicende si intrecciano su quella favolosa passerella degli anni
Trenta. Neppure i missili degli aerei Alleati, che, nel settembre 1944,
affondarono il
Rex nella baia di
Capodistria, riuscirono a oscurare la
fama del 'levriero del mare'. I piloti dissero: "Abbiamo commesso un
delitto".
Prefazione
Tutte le grandi navi, affondando, lasciano
fantasmi dietro di loro. Tragici come per il Titanic e il Lusitania, nei
primi anni del XX Secolo, tristi e disperati come per il
Rex alla fine della
seconda guerra mondiale.
Questo libro è dedicato al
Rex e racconta
soprattutto la sua avventura, sia la parte segreta sia la parte epica come
si diceva un tempo. È il romanzo del
Rex o, forse, sarebbe meglio dire una
rappresentazione della sua realtà virtuale, stratagemma narrativo adottato
in molti film e biografie dei nostri giorni. Nel libro la macchina da presa
si avvicina al transatlantico, si allontana, si alza, si abbassa per poi
tornare ad avvicinarsi mostrando da varie angolazioni la nave e i suoi
personaggi.
Tutto è vero perché è veritiero e perché non
potrebbe essere altrimenti in una certa situazione. Un dato anagrafico e un
dato economico consentivano agli allievi del francese Braudel di dipingere
la vita di una famiglia nel Medio Evo, come mangiava, come si comportava,
coeme coltivava i campi, come considerava e faceva l’amore.
Più volte, cercando materiale sul
Rex, ho
avuto la sensazione di scendere come un subacqueo a profondità inestimabili.
L’espressione può apparire molto vaga, invece suona realistica. Gli abissi
non sono soltanto marini. Ci sono abissi in cui fluttuano carte, documenti,
riluttanze, misteri, perfidie poliziesche, testimonianze e addirittura
entusiasmi che risalgono intatti da ricordi di gioventù. E in tutto questo
si avvertono anche quelle strane ombre che sfiorano il sommozzatore quando è
sceso dove il mare diventa sempre più scuro.
Certo, anche nelle testimonianze più
ricche si coglie (ma non sempre) la volontà di abbellire i ricordi o,
meglio, di trasfigurarli. Nei discorsi di alcune persone tra gli ottanta e i
cent’anni, con le quali mi sono a lungo intrattenuto, s’intravede di tanto
in tanto un’immagine che talora brilla di chiarezza e ce l’hai come a
portata di mano, poi si spegne o guizza via con una scia che per qualche
attimo resta scintillante a mezz’aria come nei cartoni animati. Ma può
capitare che certe parole o una sola parola di un diario, di un telegramma,
di un rapporto di polizia o di una testimonianza non ti sfuggano più ed
aprano così uno squarcio sulla verità.
Taluni dicono che anche la storia delle navi
dev’essere imbastita solo di documenti, dati, fonti di archivio, certezze,
rotte, termini nautici, eccetera. Non sono del tutto d’accordo. La risonanza
del
Rex ne sarebbe immiserita.
La sua vicenda è ormai lontana nel tempo e i
suoi poveri resti sono nel mare di
Capodistria, in Slovenia. Neanche in
acque profonde. Del
Rex sopravvivono solo narrazioni, una certa tradizione
orale, e pochi oggetti o parti di arredamento che gli furono rubati, prima
che affondasse, dalla soldataglia tedesca e trasportati, come refurtiva, in
Germania.
Il
Titanic
è un santuario vandalizzato in fondo all’Oceano. Del
Rex ci resta qualche
ferro arrugginito e coperto di alghe.
Perché ho scelto il
Rex?
Perché non era soltanto un transatlantico di
oltre 50mila tonnellate con le sue turbine, le sue caldaie, i suoi segreti
costruttivi, i suoi 140mila cavalli vapore ; non era soltanto il vincitore
della corsa per il Nastro Azzurro, una Versailles navigante, una reggia
anche per i più poveri fra i passeggeri, quelli della terza classe.
Il
Rex era una specie di totem, era un
simbolo agli occhi di marinai, tecnici, fuochisti, ingrassatori e camerieri
che lo servivano come se ne fossero soggiogati. Un simbolo innanzi tutto per
gli operai che lo costruirono credendo di essere guidati da un potere
invisibile. Lavorarono fino a sfiancarsi, alcuni morirono di
Rex. Una
divinità per i suoi comandanti.
Non era un’espressione del fascismo.
Nell’esistenza del
Rex il fascismo si manifestò come un epifenomeno. Era un
regime che dominava l’Italia quando la nave percorreva trionfalmente mari e
oceani negli Anni Trenta. Il fascismo volle inserirla nella sua liturgia, ma
pochi ci credettero, soprattuto i suoi passeggeri. La nave portava con sé un
campionario d’italianità in un contesto internazionale. A bordo c’era anche
lo spirito che animava gli Italiani dei Trenta.
Forse solo Genova che per secoli ha navigato
per sfida e per commerci e per fare storia marinara, forse solo Genova dai
suoi punti più alti, dalle sue alture, e la Genova della stazione marittima
di allora capì che nel cantiere dell’Ansaldo, in quei giorni, prendeva forma
un’entità straordinaria. Era inevitabile, a Genova, soffrire della sindrome
del
Rex.
Anche chi vi ha navigato ha paragonato il
Rex
a una divinità, una divinità di certo pagana nonostante tutte le benedizioni
che ricevette. Alla fine, nel 1944, si offerse, senza difesa, alla furia di
aerei nemici. Gli Alleati furono troppo stupidi e vigliacchi, come del resto
lo erano stati i tedeschi che avevano depredato la grande nave. E poi più
stupidi e vigliacchi di tedeschi e Alleati, gli slavi che ne demolirono lo
scheletro per rubare il suo acciaio, le sue paratie, le sue eliche, le sue
estreme strutture. Ma ai tedeschi chiedo, sotto forma di appello, che
restituiscano al governo italiano o, meglio ancora a Genova, quanto fu
sottratto al
Rex. Non per farsi perdonare, ma per dimostrare che sono
diversi dai loro padri o dai loro nonni presi da un vento di follia. [...] |
Un appello per il Rex
[Il seguente testo è l'appello
mandato al nostro sito dal giornalista e scrittore Ulderico Munzi che è
l'inviato a Parigi del quotidiano di Milano Il Corriere della Sera.]
|
L'unico cimelio esistente
è la campana della zona delle ancore (attualmente custodita a Roma) che
deve essere stata prelevata probabilmente, prima del trasferimento della
nave da Trieste a
Capodistria. |
Il
Rex mi affascina come mi affascinano
gli Anni Trenta. Hanno rappresentato l’ultima occasione per liberarci del Male,
parola che scrivo in maiuscolo perché esiste un male ordinario e frammentato. Ma
sia il Male sia il Bene, in quel decennio, ebbero ideologie, personaggi ed
eventi straordinari e irripetibili. Il
Rex, nave italiana, ne fece parte
e non fu un epifenomeno del fascismo. Era fatto di sangue e sudore. Era fatto
d’entusiasmo, anzi aveva come aspirato tra lamiere e strutture la fierezza
d’essere italiani, tutta la fierezza di quegli operai che lo costruirono. C’era
tanto sano orgoglio nel mandare per mare una nave così bella, così seducente,
così valorosa.
Il
Rex rappresentava, a mio avviso,
l’Italia migliore. E quando, scrivendo Il romanzo del
Rex per la
Sperling & Kupfer, raccontai la sua morte a
Capodistria, cominciai a
piangere. Non perché fu stupidamente bombardato dagli aerei alleati, ma
perché nessuno lo aveva difeso. Era stato depredato, pezzo per pezzo, dai
soldati tedeschi, tutti i suoi specchi, le sue posate, i suoi quadri, i suoi
arazzi, persino i suoi servizi igienici finirono (e sono) in Germania e non
solo in Germania.
Nel 1944 il
Rex
appariva invecchiato, soprattutto per quell’orrenda vernice mimetica. Io credo
che ogni nave abbia un’anima. Nessuno riuscì a rubare l’anima del
Rex che
si era rifugiata, immagino, nel più sperduto angolo di una stiva. Mi dicono che
abbiano rubato anche gli italiani, arrivavano con le loro barche sul relitto
piegato sul fianco e portavano via ciò che restava. Poi calarono gli slavi che
lo demolirono, lamiera dopo lamiera, con ostinazione e forse perfidia. Non so
dove sia finito tutto l’acciaio del
Rex, ma il suo arredamento è disperso
in certe case, tedesche, italiane e slave o in luoghi pubblici. Poco importa.
Ogni antico oggetto è come intriso dello spirito dei tempi in cui venne usato,
ammirato, toccato. Un quadro del
Rex è ancora misteriosamente impregnato
degli sguardi dei passeggeri che sostarono per ammirarlo. Se qualcuno, in Europa
o altrove, possiede una “cosa” del
Rex, faccia il bel gesto di
restituirla. Ecco perché lancio quest’appello: unitevi a noi per creare un
Rex Memorial, un museo, un “tempio”, se volete, di una nave da leggenda.
L’anima del
Rex, che cerca pace, ve ne sarà grata.
Ulderico Munzi |
Il
Rex arriva a New York, 7
ottobre 1932
Recensione
Affascinante, sontuoso, poderoso, il
Rex
entra nelle acque del porto di New York, tappa finale del viaggio
inaugurale, il 7 ottobre 1932. Qui il
Rex si mostra perfettamente
proporzionato all'imponenza della
Grande Mela. E pensare che questo transatlantico, primo al mondo per
velocità, dimensioni e lusso, nasce nei cantieri navali dell'Ansaldo a
Sestri Ponente. Chissà quale idea di grandezza è riuscito a portare
oltreoceano questo colosso genovese.
Questa l'idea che volevano trasmettere il
collage di documentari dell'Istituto Luce che hanno aperto la
presentazione del libro di
Ulderico Munzi Il romanzo del
Rex, giovedì 27 novembre, presso
la Stazione Marittima. Renzo Parodi ha fatto da mediatore
tra l'autore e il pubblico. Presenti inoltre il presidente dell'Autorità
Portuale Giuliano Gallanti e Mario Magonio, testimone del
varo del
Rex, all'epoca un ragazzino che frequentava il collegio, ora un
simpatico vecchietto ancora molto arzillo, che ha contribuito con il
proprio ricordo affascinato.
Gallanti ha introdotto il pubblico nel
contesto della nascita del
Rex, ricordando come il progetto di questa
nave si discostasse per dimensioni dalle precedenti costruzioni. Furono
infatti effettuate modifiche ingenti per ingrandire i cantieri di
Sestri, e fu demolita una parte di molo nei pressi della Stazione
Marittima per permetterne l'attracco.
Purtroppo il
Rex non ebbe vita troppo lunga.
Dopo il suo varo, nel 1932, fu affondato, nel corso della Seconda
Guerra Mondiale, da sei caccia alleati nel porto di Istria; a
giudizio di molti per invidia degli inglesi nei confronti di quello che
era l'orgoglio della Marina Italiana.
Continua Munzi:” Quando penso agli anni trenta
penso alle baionette, alle ideologie, a tanto odio. Poi sopra tutto
questo si erge il
Rex, che con il suo splendore fuggiva dalle disgrazie
che anticipava. Le navi di adesso, gli yacht, hanno tutto: sono dei veri
alberghi galleggianti, ma non hanno neanche una principessa.... Le navi
di oggi non fanno sognare”.
Il romanzo non è lo studio di un esperto, si
tratta semplicemente di un racconto che vuole ridare gloria a una nave,
alle tradizioni marinare, a Genova e al suo porto, un tempo ben più
importante.
La presentazione si è conclusa infine con un
appello rivolto ai possessori di reperti appartenuti al
Rex,
letteralmente saccheggiato dopo il suo affondamento, perchè collaborino
per farne un museo a Genova.
Alberto.Baschiera
28 novembre 2003
Testi e immagini da:
-
Ulderico Munzi
-
Tuttonet -
http://www.tuttonet.com/y1y.asp/cf_libri/libro_Il+romanzo+del+Rex/isbn_8820035677
-
LiberOnWeb - http://www.liberonweb.com/asp/libro.asp?ISBN=8820035677
-
Mentelocale -
http://www.mentelocale.it/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_8557
-
Pietro
Valente
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