Erbe
officinali e farmacie a Cherso
Delle trecento erbe officinali che
appartengono all'area mediterranea, a
Cherso ne sono state rinvenute e catalogate più di duecento. È una
specie di parco botanico. Anche per questo gli ovini che pascolano così
vicini al mare e brucano mentuccia, origano selvatico, salvia ed altre
piante ancora, hanno una carne molto saporita. La medicina popolare non
ha mai attecchito a
Cherso, e non a caso la
popolazione dell'isola continua ad avere tanta reverenza per la locale
farmacia dove oggi opera unfarmacista che per i suoi studi ha ottenuto
il titolo di «scienziato».
Nello Statuto chersino, sin dai tempi più
antichi, la tutela sanitaria era tenuta in gran conto e la farmacia era
il luogo deputato per le alchimie della salute. Nel 1300 il Capitano di
Ossero aveva invitato due testimoni a
Cherso, dov'era in cura, per fare testamento. È la prima prova
scritta dell'esistenza, sull'isola, di un luogo di cura dove si
preparavano rimedi per le varie malattie.
Nella cronaca del Municipio del 1492 si
legge della nomina di una commissione di verifica dell'operato dello
speziale in seguito ad una denuncia di alcolismo. Una volta, poi, il
medico non poteva essere originario del posto per poter mantenere un
rapporto equidistante con i pazienti. Veniva riconfermato ogni anno o
rimosso a seconda delle sue capacità. Stesso trattamento veniva
riservato allo speziale. La farmacia di
Cherso ha cinquecento anni di storia, durante i quali una parte da
protagonista l'hanno avuta proprio le erbe officinali delle isole. Di
tanta storia oggi sono rimasti, a testimonianza di un sì glorioso
passato, gli elisir a base di santonina, di salvia e di alloro. Ma
sull'isola crescono anche l'elicriso dalmatico, che veniva usato per
mantenere intatte nel tempo le fragranze di diversi profumi, ed il
piretro, un repellente naturale per gli insetti. Sono tutte ulteriori
potenzialità per una «diversa» economia.
Tratto da:
- Rosanna T. Giuricin & Stefano De
Franceschi, Mangiamoci L'Istria, MGS Press (Trieste, 2001),
"Curiosità", p. 11-12.
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