Non si nasce e non si muore senza le "Roženice" (Frule)

Se provate a dare un'occhiata al mare di suoni ghiacciati che racchiude in se' l'Enciclopedia della Musica, non vi troverete il termine di "roženice"; dovrete cercare alla voce "sopile" e li potrete leggere che si tratta di uno strumento musicale antico, noto in Istria anche come "roženice", un nome bellissimo, altisonante, ricco di sfumature, "del tipo dell'oboe". Verrete a sapere pure che le "roženice" sono ciò che era un tempo uno strumento europeo antico, detto "scialmai", scomparso verso il 1700; e questo, se si eccettuano alcuni particolari tecnici suI materiale di cui e fatto e qualche cenno suI modo di suonarlo, e più o meno tutto! 

Qualora abbiate la fortuna di sentire Drago Dragozet, del Barbanese, e trascorrere un certo tempo con lui e con le sue grandi e piccole "roženice", vi si aprirà completamente un mondo del tutto nuovo. Il mondo del suono particolare delle "roženice", della loro forza eccezionale che, come dice il suonatore, il poeta e costruttore di "roženice", Drago Dragozet, "non e fisica, ma spirituale", vi avvicinerà a tutto quello che presumevate ci fosse suI suolo istriano. Questi toni, che vi fanno accapponare la pelle e che con la pienezza dell'anima, prodotta dalIa potenza delle "roženice", vi fanno provare quanto sia aspra e dura la vita sulla terra che da essa trae sostentamento, semplicemente si sentono a un tratto e sono qui. Come una cosa data, come la vita stessa dell'uomo istriano che non si è fatto piegare ne dalle avversità ne dalle autorità e che, grazie a queste particolari, straordinarie e uniche "roženice" e riuscito a conservare sia se stesso che la sua identità. 

Fabbricare le "roženice" è un'arte particolare! Anche se la leggenda dice che, nell'antichità, le "roienice", le porto "una strega a un giovane" e che costui, volendole provare, suono talmente bene da non poter smettere, ora i loro costruttori non hanno la fortuna di ricevere siffatti doni dalle streghe, perciò debbono sgobbare da soli. Drago Draguzet racconta che, quando si dice: "lo ho delle "roženice" di bosso!" si sia detto tutto. Il bosso, arbusto sempreverde delle buxacee, e di legno durissimo, di crescita assai lenta, tanto che ci vogliono quasi 120 anni perchè sia pronto per essere lavorato. "Il legno si deve stagionare, va coltivato, va modellato ed educato" - dice Drago, spiegando le sfumature sulla valenza della quantità di zuccheri nel materiale, sul tempo in cui la pianta va tagliata, sulla necessità che il bosso, in fondo al fusto, sia imbutiforme cosa che rende più facile ricavarne il padiglione. E passa alla sostanza, all'uso dello strumento, e lo condensa in una Erase semplice: "suonare e' la radice della vita", facendo capire ciò e la sua poesia e l'amore per le "roženice" e "l'ostinazione" che lo ha indotto a prendere in mano lo strumento. (Forse più che ostinazione e dispetto: le "roženice" sono particolari, come l'Istria; e malgrado nella storia siano stati "bastonati, lordati e sterminati" gli Istriani hanno conservato la loro particolarita anche grazie alle "roženice". Perciò Drago Draguzet le vuole presentare in tutto illoro valore! Questa è la ragione per cui ha voluto essere un'eccezione a sua volta e suonare da solo, contemporanea mente due "roženice", la grande e la piccola, cosa che di consueto usano fare due suonatori; lui agisce così per attirare l'attenzione non su di se ma sullo strumento!). 

Il processo di creazione del bocchino, parte vibrante di eccezionla importanza delle "roženice". Il bocchino, la spoletta, la cannella, il padigione sono altretante parti delle "roženice".

Le "roženice" si possono fabbricare anche con altro legno duro, come l'olivo (il cui vantaggio consiste nel fatto che i suoi anelli, quali arcobaleni lignei, passano dal giallo chiaro al bruno scuro, che pare nero) che non ha il suono del bosso; si possono adoperare pure il ciliegio e l'acero, ma quelle di ginepro sono speciali per il profumo inebriante. 

Il bocchino si deve immergere nell'acqua per bere (e forse anche nel vino), così si suona più facilmente le "roženice".

Il bocchino, la spoletta, la cannella, il padiglione e il bastoncino sono parti integranti di questo semplice strumento musicale, di queste "roženice", senza le quali "non si può ne nascere ne morire". Le si suona "da tempo immemorabile" e in ogni occasione. Al battesimo "quando qualcuno nasce", alla comunione, alla cresima, alle nozze e alle mattinate. E, a prescindere da tutte queste feste, alla fine, "si suonano le "roženice" anche quando la cassa viene calata nella fossa"! 

Le "roženice" si meritano molta piu' attenzione di quanto se ne dedichi ora. Così Drago Draguzet ci dice che suona affinchè le "roženice" non muoiano in museo, ma continuino a vivere! 

Drago Draguzet, suonatore, poeta e costruttore delle "roženice"

Ascoltando le "roženice", i racconti che ne parlano, sentendo le loro vibrazioni e la forza portentosa che pare nascere dalla terra aspra e passare attraverso la pianta che ne ha succhiato gli umori, nelle mani e sulle labbra di chi le sa suonare, ci si rende conto che qui si tratta di comunicazione, di comprensione. E quella medesima persona che, all'udire il suono penetrante delle "roženice", colto dal panico, spegneva la radio o trovava un'osteria più tranquilla, può capire che, parlando di "roženice", si parla in effetti, di questa comprensione, di questa conoscenza, che si tratta e dell'amore e della vita. E che un'unica risposta è possibile: le "roženice" si possono amare veramente...

Source:

  • Roman Latković & Ranko Dokmanović, L'Istria delle Fate - a never-ending story. Traduzione di Valerio Zappia, Carli (Rijeka, 1994)

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Created: Tuesday, June 20, 2000; Last Updated: Tuesday, July 12, 2022
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