Personalità presenti alla Terza Conferenza Internazionale sulle Scienze, le
Arti e la Cultura Antonio Ballarin: "Lussino mi parla del mistero
dell'Assoluto"
Il fisico e ricercatore parla dell'amore per la sua terra d'origine,
l'isola quarnerina a cui prevede un futuro radioso
di © Mariano L. Cherubini
[Tratto da: © La Voce del Popolo, 20
settembre 2003, Copyright © "EDIT" 2000-2003 - http://www.edit.hr/lavoce/030920/speciale.htm]
LUSSINGRANDE - La terza Conferenza Internazionale sulle Scienze,
le Arti e la Cultura organizzata dal professor
Paolo Budinich e tenutasi
all’hotel Aurora in
Lussinpiccolo tra il 25 ed il 29 agosto scorsi, oltre ad
essere un importante momento culturale sui temi della matematica e della fisica
contemporanea, è stato un luogo di incontro tra persone legate in vario modo ed
affezionate alla nostra isola come Antonio Ballarin, fisico specializzato in
cibernetica.
Lei, Dr. Antonio Ballarin, è un affermato professionista nel
suo specifico ramo di attività ed è anche ben nota la sua passione per
Lussino:
prima di entrare nel merito della sua attività e della sua partecipazione alla
conferenza, vorrei chiederle da che cosa nasce questo suo intenso amore per
questa terra?
"La mia famiglia ha le radici in quest’isola,i miei genitori
sono entrambi di Lussingrande, così come lo sono i miei nonni. Io sono nato nel
1959 a Roma e sono venuto per la prima volta qui nel 1960, ovvero all’età di 6
mesi. La mia lingua madre è il lussignano. Lo parlo da sempre, ed è la lingua
che ho insegnato, insieme agli usi ed ai costumi, alle storie ed ai luoghi della
mia terra, alla mia famiglia.
Ma non è solo una questione di radici familiari, c'è qualcosa di
più. Gli amici veri ed i conoscenti più cari vivono qui. Come spesso dico, per
lavoro sono costretto a trascorrere lunghi periodi lontano dalla mia terra, ma
questo è il mio punto di riferimento fisso.
Lussino è sicuramente per me un
centro di gravità permanente, per dirla con Battiato".
"Se dovessi analizzare perché
Lussino è tutto ciò per me, credo
che una risposta sufficientemente esauriente dovrebbe con necessità partire dal
senso religioso inscritto all’interno di ogni uomo. Voglio dire, è ben noto che
ogni uomo, sia esso cosciente oppure no, ha un innegabile rapporto con
l’infinito, con l’assoluto, con ciò–che–è–più–alto–di–sé, ed è tale rapporto,
tra l’altro, la base dello sviluppo delle religioni. Ebbene
Lussino per me è un
qualcosa che mi parla del Mistero dell’Assoluto. È una delle fonti di
ispirazione della mia esistenza, delle scelte che faccio, dei piccoli atti
creativi che sono riuscito a realizzare nella mia vita."
"Quando guardo un panorama dopo una camminata, o dopo una gita
in barca, o semplicemente andando a fare la spesa o dialogando di affari con
qualcuno sulla riva o davanti alla chiesa della Madonna o alla Capeleta, sento
lo sguardo di qualcosa infinitamente più grande di me, su di me. È un senso di
appartenenza verso un ambiente, verso una storia, verso una cultura, la cui
coscienza fa compiere opere di grande valore".
"È proprio la coscienza di un senso religioso, sollecitato,
pungolato, istigato in me dalla presenza ineguagliabile della storia, dell’arte,
della cultura e sopratutto dei paesaggi di
Lussino, che mi fa dire ogni volta a
me stesso ed agli altri: “questa non è la mia terra, sono io parte di essa. Sono
io una pietra, una masiera, un pino, un mirto di questa terra, trapiantato
altrove”. E per vivere ho bisogno di rigenerarmi ogni volta attingendo alla
fonte della mia essenza".
Quindi lei percepisce il suo essere di
Lussino come se fosse
qualcosa di mistico, una specie di religione. Ma tutto ciò non la porta ad
essere staccato dalla quotidianità di questa terra, dai suoi mille problemi e
dalle sue beghe?
"Lussino è intrinsecamente connesso con la mia storia, con la
mia vita, con la mia struttura umana. È la fonte e l’ispirazione di molte mie
scelte ed iniziative e di tutte le mie attività creative (se così si possono
chiamare gli studi che ho compiuto nel mio settore professionale). Per dirla in
altri termini: io sono cristiano cattolico ed uno dei modi per avvicinarmi a Dio
(quello che mi riappacifica l’anima in maniera più evidente, che spegne l’ansia
e lo stress della quotidianità che pone con maggiore facilità un ponte tra
l’immanenza, la materialità della vita e la trascendenza cui lo spirito fa
constante riferimento) passa attraverso l’essere di
Lussino. Tuttavia, nella
cultura cristiana, Dio non è qualcosa di astratto, qualcosa che non ha nulla a
che fare con la vita di ogni giorno. È ben noto che esso è Amore all’opera,
amore che si attiva con gesti concreti, Working Love come avrebbe detto Madre
Teresa di Calcutta. Ebbene un Amore all’opera non può essere tale se non nel
contingente. E dunque, l’amore per
Lussino, che mi avvicina a Dio, si espleta in
un interesse specifico, puntuale, passionale per questa terra. È un amore che
vorrebbe vedere questa terra fiorire di benessere ed essere sempre più bella. Ma
perché questo sia possibile è necessario darsi da fare, attivare progetti, dare
vita ad iniziative piccole o grandi che sappiano instaurare rapporti e relazioni
con le persone nella vita di tutti i giorni".
Lei dr. Ballarin appartiene all’etnia italiana, non pensa che
ciò possa essere un ostacolo all’accoglienza dei suoi suggerimenti o delle sue
iniziative in una terra in cui le ferite dei conflitti etnici sono ancora
aperte?
"Il discorso sui nazionalismi nella nostra terra è alquanto
complesso, delicato e certo storicamente non privo di elementi di scontro, ma
anche di esempi di incontro e collaborazione tra i popoli. Anche il mio
personale punto di vista non può che essere articolato riguardo tale argomento".
"La nostra terra è, dal tempo degli Argonauti, cioè da sempre,
una terra di confine. Qui hanno trovato per secoli il loro punto di contatto,
con tutto ciò che ne può conseguire sia in termini positivi che negativi, varie
culture. Il risultato ottenuto è stato un’indubbia mescolanza di popoli su
un’unica terra. È innegabile che qui per otto secoli ha dominato la Repubblica
Veneta, sulle basi gettate dalla egemonia di Roma, e che tale dominio veneto ha
comportato il moderno sviluppo sociale ed economico dello stato attuale, ancora
oggi ampiamente riscontrabile sul territorio. Considero abbastanza sterile e
privo di prospettiva dialettica porsi il problema di cosa ci fosse prima della
Repubblica Veneta. Infatti la citazione continua alla Repubblica viene compiuta
costantemente sia che ci si riferisca alle prime carte nautiche (come quella
gigante del 1455 esposta nella Torre di Lussingrande) che ai monumenti ancora
oggi esistenti (per esempio le chiese), o al tessuto urbanistico degli abitati
(si vedano i vari campielli che sbucano dalle calli qua e là) oppure, ancora, al
ricordo dei personaggi illustri della nostra terra come i vari capitani
Craglietto, Bussanich, Budinich o Petrina".
"Precisato ciò, direi che per quanto riguarda le etnie l’aspetto
significativo che manca oggi con maggiore evidenza è il concetto di rispetto
della diversità. Appare evidente che da un lato esiste una corsa ansiosa ad una
omologazione sociale e culturale, ma al tempo stesso una radicata, saggia,
resistenza delle persone ad usi e modi di vita consolidati e derivati dalla
storia passata. Il risultato sembra quasi produrre un tipo umano frastornato,
che non capisce cosa sia giusto e cosa sia sbagliato nei confronti delle persone
che non appartengono al proprio gruppo. L’inevitabile reazione a tale stato di
cose è di due tipi: o un attaccamento a posizioni estreme, prive di mediazione,
incapaci di accogliere non solo l’altro ma anche il proprio interlocutore
occasionale, oppure un atteggiamento del tipo vivi e lascia vivere anticamera,
anch’esso di un autocensura delle proprie capacità di giudizio e di crescita".
"Personalmente il mio atteggiamento su questo tema è dettato dal
rispetto profondo della persona che ho davanti, senza negare il suo passato, i
suoi diritti ed il suo pensiero, ma allo stesso tempo chiedo e pretendo rispetto
per il mio essere lussignano. Credo che tale atteggiamento sia il frutto di una
civiltà infusa in me, per osmosi quando ero piccolo e con coscienza nell’età
adulta, proprio dalla storia della terra a cui io appartengo e dalle generazioni
di uomini e donne che la hanno resa così affascinate e bella".
"Infine per quanto riguarda la realizzazione di progetti e nuove
idee credo che occorra vedere la questione delle etnie in una prospettiva
europea. Noi che siamo di questa terra sappiamo bene cosa significhi Europa. La
multietnicità, gli interscambi commerciali, il continuo confronto culturale, non
è forse qualcosa che viene vissuto in Istria, Quarnaro e Dalmazia da secoli? Il
concetto di Europa così come la Comunità Europea ce lo sta trasmettendo è per
noi un concetto già visto, o meglio, già vissuto. Credo che per la stessa Unione
Europea sarà una sorpresa la capacità di accoglienza in queste terre delle
direttive che di volta in volta emanerà. Noi eravamo europei ancora prima che
l’Unione esistesse. Tutto ciò è un vantaggio notevole perché permette di avere
un sub-strato culturale in grado di anticipare eventi e decisioni affermando un
primato del tipo umano di questo variegato popolo, in grado di lasciare ancora
una volta un profondo segno nella storia dell’umanità. Sempre in quest’ambito i
nazionalismi locali sono destinati ad assumere nel tempo una colorazione via via
più sfumata e diluita; oppure, come già succede in certe regioni d’Europa oggi,
una valorizzazione dei caratteri positivi della nazionalità stessa nei confronti
di una nuova realtà geo–politica".
Dr. Ballarin, entriamo un po’ nel dettaglio della sua
partecipazione alla Conferenza Internazionale sulle Scienze le Arti e la
Cultura. Come sappiamo tale conferenza è destinata a ripetersi ogni anno e
l’iniziativa trova una notevole accoglienza non solo negli ambienti scientifici
di Trieste e Padova, ma anche a Zagabria, Vienna, Praga e Budapest, nonché
Europa,Russia e Stati Uniti d'America. Lei è una persona nota nel suo specifico
settore, si occupa da molti anni ed a vari livelli dei temi della Information
Technology, ha guidato lo sviluppo della rete telematica della FAO, è stato ed è
ancora consulente per diverse entità governative in Italia, ha curato molti
progetti informatici complessi anche a livello internazionale. Da cosa nasce il
suo interesse per il Convegno e come si interseca questo avvenimento con la sua
attività o con il mondo professionale a cui lei si riferisce?
"Ero a conoscenza dell’iniziativa sollecitata dal professor
Paolo Budinich fin dalle sue origini, ovvero dal primo convegno tenutosi nel
2001 a Lussinpiccolo-Lussingrande per celebrare gli 85 anni di età del
professore. Ne ero a conoscenza sia perché il convegno si svolgeva nella nostra
terra sia perché la mia formazione culturale nasce con una laurea in fisica
ottenuta presso l’Università di Roma nel 1985. In seguito ho continuato ad
occuparmi delle tematiche della ricerca all’interno del mondo industriale. Il
mio principale ramo di attività è la cibernetica, con particolare riferimento ai
sistemi basati sulle reti neurali, ovvero su quei sistemi che emulano i
comportamenti cognitivi del nostro cervello e replicano tali modelli all’interno
di strutture informatiche".
"Tutti questi modelli sono realizzati, nel loro interno, facendo
uso di strumenti matematici estremamente sofisticati, ed i temi di ricerca
trattati nei convegni organizzati da Budinich e dalla sua equipe sono di grande
interesse per le attività di frontiera da me svolte".
"Guardando i modelli di cui mi occupo dal puro e semplice punto
di vista informatico, essi appaiono come dei programmi che svolgono particolari
funzioni, quali la classificazione o la previsione di eventi. Questi moduli,
inseriti in un’architettura informatica, sono in grado di fornire servizi utili
ai sistemi informativi di svariate realtà quali: banche, manifatturiere,
pubbliche amministrazioni, ecc".
"Dunque all’interno della mia figura professionale convivono due
anime, una più legata ai temi della ricerca e dello sviluppo teorico, ed una più
pragmatica che si occupa di sistemi informativi e del loro funzionamento
all’interno di strutture organizzative anche molto complesse, quali sono, per
esempio, i ministeri o le realtà finanziarie".
Vorrei concludere questa intervista partendo dal suo pensiero
così come fino ad ora emerso in questa intervista, ponendo allo stesso tempo
particolare attenzione alla nostra comune origine. Una persona innamorata della
sua terra, entusiasta, positiva, dalle notevoli capacità professionali, come
vede o come auspica lo sviluppo di queste terre?
"Innanzitutto è impensabile ipotizzare uno sviluppo puramente
economico, sradicato dall’ambiente in cui lo sviluppo stesso si colloca.
Pertanto la più importante priorità verso cui si dovrebbe porre la massima
attenzione riguarda la crescita dell’individuo in termini di promozione
culturale e spirituale. È impossibile secondo me realizzare opere piccoli o
grandi che siano ed allo stesso tempo durature, se si è poveri di animo, di
principi, di capacità. Non voglio essere frainteso, oggi la gente che vive qui è
figlia del suo tempo, è soggetta alla globalizzazione (nel senso negativo del
termine, ovvero nell’accezione di appiattimento) come tutto e tutti
nell’occidente industrializzato. È perennemente allettata da una cultura che
vuole semplificare ad ogni costo tutto, che fa sognare grandi successi con
piccoli sforzi, che proclama grandezza e successo senza un adeguato impegno ed
un’altrettanta necessaria determinazione. Se guardiamo alla generazione
immediatamente precedente o a quelle ancora più antiche, abbiamo un gran numero
di esempi di persone che hanno costruito la loro ricchezza, non solo economica
ma anche umana, andando in giro per il mondo, acquisendo il meglio, il bello, il
positivo che di volta in volta incontravano e trasferendolo nella propria terra.
Per capire questo basterebbe fare un giro, con un minimo di attenzione, dentro
la chiesa di Sant’ Antonio Abate di Lussingrande, costruita con gli altari delle
chiese dimesse del Canal della Giudecca di Venezia del 1740. Quella chiesa è un
monumento innanzitutto all’ingegno ed alle capacità di chi la ha voluta,
progettata e costruita".
"È da un tipo umano così, capace di realizzare opere
inimmaginabili, capace di sognare e di realizzare al tempo stesso, che può
nascere qualcosa di grande, di duraturo. Senza questa coscienza, le opere che
vengono compiute sono tese solo a sfruttare una fortunata coincidenza costituita
dalla bellezza di questa terra, senza arrecare ad essa un corrispondente
beneficio. Vedo in ciò un grande rischio per
Lussino: se le persone che vivono
ed abitano in questo luogo o, come me, che provengono da questo luogo, non
avranno una coscienza chiara e nitida della specificità dell’ambiente costituito
dall’isola stessa, assisteremo ad un lento ed inesorabile declino di
Lussino.
Segno di tale declino sarà rappresentato dalla deturpazione progressiva
dell’ambiente e dallo sradicamento della storia a cui l’isola fa riferimento".
"L'isola di
Lussino trae la sua fonte principale di
sopravvivenza dal turismo. Ciò è possibile perché
Lussino è drasticamente
diversa da altri posti di villeggiatura; quasi tutte le altre iniziative
imprenditoriali hanno come punto di riferimento l’indotto proveniente dalla
gestione diretta o indiretta degli ospiti dell’isola. Senza addentrarmi nella
storia dello sviluppo turistico di
Lussino e come ho già detto in altre
occasioni, quello che permette a
Lussino di emergere, di brillare, di
affascinare in un modo unico, ma anche in maniera costante negli anni, sono la
sua natura, la sua storia e la sua cultura. Questi sono i tre elementi che
prendono per mano il turista, l’ospite (ma anche i suoi abitanti) e che lo
portano per strade diverse da quanto la comune esperienza conceda. Per quale
motivo un turista dovrebbe scegliere
Lussino e non Rimini? Che differenza passa
tra una terra assolutamente povera dal punto di vista paesaggistico, quale la
Costiera Romagnola e le Terre del Quarnaro? Appare evidente che la risposta a
tali interrogativi è da ricercarsi nei gusti diversi delle persone che scelgono
una sponda dell’Adriatico piuttosto che l’altra. Chi viene qui a
Lussino non è
affascinato dal fracasso, dalla massa lucertolosa disposta sulla sabbia come
tanti "čevapčići" sulla griglia, dal frastuono e dalla dimenticanza. Chi viene
qui per la prima volta resta senza fiato davanti ad un panorama così ricco. Ma
subito dopo scopre la storia e la cultura del luogo ed un amore a prima vista
suscitato da ciò che i sensi fanno percepire istantaneamente, spesso si
trasforma in amore fedele e duraturo".
Lussino non è l’unica realtà turistica che esiste al mondo, e
tuttavia gode di una fortunata coincidenza legate alle caratteristiche
ambientali e naturali. Se perde tali caratteristiche che cosa attirerà il
turista? Che cosa farà sì che il turista scelga la nostra terra? È su tutto
questo che va imperniato ogni possibile sviluppo della nostra terra. Ma va
realizzato prendendo come spunto e come esempio esperienze e realtà dove i
servizi al turismo hanno avuto una significativa evoluzione notevolmente
superiore a quanto
Lussino oggi possa offrire. Penso a luoghi quali la Costa
Azzurra e Monte Carlo, la Costa Smeralda, le Cinque Terre ed il suo strabiliante
parco naturale (proviamo ad immaginare la Piazza di Lussingrande con qualche
piccola miglioria, forse avrebbe qualcosa da invidiare a Portofino o alla
Piazzetta di Capri?). Ma anche i piccoli centri dell’Italia Centrale, le città
cablate e tecnologiche come Siena, dove servizi basati sulla fibra ottica
forniscono contemporaneamente supporto alla sanità pubblica e la fruizione
multimediale delle informazioni sui monumenti, l’accesso al trading on–line in
tempo reale su tutti i mercati europei e d’oltreoceano e la prenotazione
dinamica di hotel, agriturismo ed eventi eno–gastronomici sparsi sul territorio
della provincia".
"Arte, storia, ambiente e cultura tessuti in un ricamo unico
ed arricchito dai servizi tecnologici e finanziari che attraggano e qualifichino
l’offerta della nostra terra in maniera esclusiva".
"È questa la mia visione e la speranza per affermare e
diffondere la storia e le potenzialità della mia terra".
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